Globale o locale ? Internazionale o tipico ? Il brand, l'azienda, il prodotto, possono assumere connotati profondamente diversi a seconda che la scelta cada su un contesto molto ampio oppure uno molto circoscritto.
Molto spesso si da un riferimento "geografico" alla dimensione di un business o all'eco che un prodotto deve generare sul mercato; ma non sempre geografia e modello di business vanno di pari passo, perché la scelta di sviluppare un'impresa dovrebbe tenere conto di una moltitudine di fattori, diversamente combinati fra loro e capaci di generare iniziative di interesse locale così come iniziative di interesse globale.
Questo rappresenterebbe l'ideale per un imprenditore, capace quindi di articolare la sua iniziativa contemporaneamente a pochi km dalla sua sede così come a enormi distanze.
Tuttavia oggi, in un'economia tremendamente veloce che richiede sempre maggiore capacità di adattamento al clima sociale che a sua volta evolve a gran ritmo creando difficoltà nel prevedere e nel pianificare, l'imprenditore dovrebbe poter ragionare con una mentalità globale, con cui intercettare input provenienti da un'ampia area (questa volta anche geografica) di riferimento.
Essere capace di scrutare l'orizzonte delle innovazioni, essere capace di individuare i gusti di generazioni che prima non si esprimevano allo stesso modo, essere capace di impersonare un'ideale di leader carismatico, essere capace di anticipare i tempi, essere capace di convincere gli investitori: queste credenziali sono oggi alla base di una formula di successo che va oltre il saper produrre o progettare. Una formula che è stata sapientemente interpretata da uno come Richard Branson.
Ma chi è questo eclettico personaggio-imprenditore inglese, insignito nel 2000 dell'onoreficenza di Cavaliere Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico? Osserviamo dalla sua storia il ragionamento appena fatto, per un reverse engineering concettuale da cui trarre conclusioni o riflessioni sul modo di fare impresa.
Poco più che ventenne (siamo nel 1972) Richard Branson arrivava con la Virgin Records, un'intuizione che vede nella scelta del brand l'idea del "assolutamente nuovo", a confermare che c'era una nuova generazione che voleva esprimersi e trovare strumenti di confronto per svolgere un ruolo sociale. Il passo successivo fu la vendita dell'etichetta, ormai diventata famosa per aver messo sotto contratto cantanti e gruppi internazionali, alla EMI (Electric and Musical Industries, storica etichetta discografica, con sede a Kensington) per 550 milioni di £., prontamente utilizzate per finanziare la nascita della compagnia aerea, la Virgin Atlantic.
Da allora ad oggi Branson ha caldeggiato personalmente e sempre in prima linea una serie di iniziative con cui differenziare il business andando sempre incontro - o anticipandole - alle esigenze dei consumatori, creando per loro formule innovative, accattivanti, piacevoli anche nella stretta dei principi economici e finanziari che generalmente limano i picchi di creatività o innovazione degli imprenditori.
Pochi giorni fa Branson ha varato la sua ultima intuizione imprenditoriale, creando il primo "spazioporto" nel deserto del New Mexico con l'obiettivo di far partire i primi turisti spaziali fra il 2012 e il 2013, ma - soprattutto - occupare per primo il mercato che presto sarà argomento di attualità su scala globale, facendo con "Virgin Galactic" esattamente come 40 anni fa con la Virgin Records.
Branson ha inaugurato l'edificio, progettato da Norman Foster, vestito con una tuta sportiva nera e gli ha lanciato contro una bottiglia di champagne dopo essere sceso da una terrazza accompagnato da alcuni equilibristi.
Quindi perchè tendere verso un modello di impresa globale e perchè l'imprenditore in continuo viaggio alla ricerca di spazi e soluzioni di un mercato sempre più internazionale ? Probabilmente perchè per innovare e per arrivare primi bisogna scrutare l'orizzonte con l'ambizione di ricchezza di un pirata e la capacità di un comdante, perché l'impresa possa vincere la resistenza delle contrazioni finanziarie e i flutti dei competitors. Perché l'idea di una persona intelligente può sempre valere oltre un asset da far finanziare e perchè l'imprenditore rimane sempre la persona in cui il consumatore vuole identificarsi, leggendo di lui o sognando di lui come di un personaggio e non come di un semplice biglietto da visita.
Il mercato globale ha ancora tanto da dire, abbiamo una scarsa conoscenza delle sue dinamiche e della sua geografica, ma anche degli strumenti con i quali poter arrivare primi, esprimersi e costruire se non uno "spazioporto", quantomeno un format innovativo !
Davide Diurisi
MITO Srl Business Development&Consulting
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