martedì 28 febbraio 2012

Ferrara importa turisti con la bellezza etica no-profit.


Casting per spot TV per l'incoming turistico ed alberghiero.

Sarà un evento nuovo per la città e la provincia, che porterà molte ragazze nella città estense per la realizzazione di uno spot per un noto hotel ferrarese che si è prestato per l'occasione.
Infatti l'agenzia televisiva VideoMEDIA produzioni che produce format per la TV satellitare e spot, specializzata per il settore turistico e alberghiero, realizzerà un evento di selezione per trovare una ventina di ragazze da inserire in uno spot televisivo che sarà utile anche per l'incoming turistico della città e dell'area balneare nell'estate 2012.
Lo spot che avrà una caratterizzazione formativa/istituzionale, sarà prodotto dall'agenzia in collaborazione con iCom ONP, che curerà tutto il settore della comunicazione responsabile, proponendo per la prima volta uno spot sperimentale tutto al femminile, ma senza strumentalizzare il gentil sesso.
"...si tratta di un esperimento un po' controcorrente...", ci spiega la dott.ssa Mariangela Fontana, presidente i iCom ONP che ha sede a Ferrara, "...tuttavia intendiamo cominciare questa campagna, mettendo un marchio di qualità a questa piccola produzione, che potrà evidenziare sia le potenzialità del cliente sia quelle dei luoghi attinenti e limitrofi...in particolare la zona balneare della provincia di Ferrara...", conclude la presidente dell'associazione noprofit.
Fotografia e regia, affidate a Luca Martini, già produttore di spot TV e videoclip musicali, faranno da chiosa alla produzione coadiuvata dagli assistenti speciali di Videomedia, Freddy Dani, Rita Bertoncini e Giulia Martello.
Per partecipare al casting basta avere dai 18 ai 30 anni ed inviare il proprio CV con foto (viso+figura intera) alla mail seguente: casting@videomediaproduzioni.tv.
Data ultima di invio il 15 marzo.

didascalia foto: ph. by Luca Martini ©2012. Tutti i diritti riservati da VideoMEDIA produzioni.


giovedì 16 febbraio 2012

Il Just in time (Kanban) in una piccola azienda di tavoli di legno


Fino ad oggi, ho trattato, in via generale, la filosofia del just in time in una sua specifica applicazione chiamata il Kanban.
Naturalmente, parlando di ciò non  potevo non menzionare il sistema produttivo della Toyota , pietra miliare di questi particolari applicazioni.
Con questo ed altri articoli che seguiranno cercherò di rappresentare  e di descrivere come la filosofia del Just in time potrebbe essere applicata in una piccola realtà come ad esempio la produzione di tavoli di legno.
Naturalmente per non essere troppo lunghi e per una facile comprensione, verranno trattate le fasi salienti della fabbricazione dei tavoli. Di seguito i processi produttivi più significativi.

  1. Segagione e stagionatura naturale
  2. Stagionatura accelerata: essiccazione in forno
  3. Stagionatura accelerata: essiccazione forzata in autoclave
  4. Riposo, rifilatura e taglio
  5. Spianatura in macchina automatica
  6. Incollaggio in blocchi
  7. Sagomatura manuale e rifinitura in macchina a controllo numerico
  8. Tornitura
  9. Preparazione delle sedi per la ferramenta di assemblaggio
  10. Tipologie di giunzioni realizzabili con “ferramenta” commerciale
  11. Assemblaggio
  12. Il processo di verniciatura

In una normale descrizione dei processi che portano alla fabbricazione di tavoli si potrebbero citare e descrivere le attività caratterizzanti ciascuna fase; se invece oltre a tutto ciò si vuol applicare la filosofia produttiva del just in time, allora si deve trattare l’argomento in modo più analitico al fine di c capire fino a che punto è giusto applicarlo e quali vantaggi potrebbe portare all’azienda.
Per semplificare il tutto prendiamo in esame una piccola realtà aziendale composta dalla Direzione (proprietaria dell’azienda), un responsabile, una segretaria e 12 operai, ciascuno per ogni processo.
L’azienda quindi risulta avere in totale 15 dipendenti compresa la Direzione.
Bisogna pensare alle fasi di produzioni suddivise in stazioni produttive; come già scritto in articoli precedenti, dividiamo l'intero ciclo produttivo in reparti ciascuno dei quali con un buffer a monte ed un buffer a valle di scorte (semilavorati). Nel caso del primo reparto della catena esso ha come buffer a monte la materia prima ossia i tronchi degli alberi; nel caso dell'ultimo reparto esso ha  a valle il prodotto finito ossia i tavoli di legno.
Immaginiamo quindi la nostra azienda di produzione di tavoli di legno come una catena produttiva con 12 stazioni quante sono le fasi del processo di produzione dei tavoli.
Iniziamo naturalmente a parlare del primo step cioè della segagione e stagionatura naturale.
Le due fasi, in una normale gestione aziendale dovrebbero essere separate ma nel nostro caso, il processo di stagionatura diventa il buffer a valle della stazione di segagione, e il buffer a monte del la stazione di Riposo, rifilatura e taglio.
Prima di addentrarci nella descrizione dei vari processi, delle loro interazioni e di tutto ciò che riguarda la catena di produzione voglio precisare alcune cose.
Sarebbe impensabile poter applicare il sistema del Just in time con la sua applicazione kanban in un'azienda di fabbricazione di tavoli senza avere un valido e concreto sistema di gestione per la qualità.
Affermo ciò in quanto per mettere a punto un tale sistema produttivo, ognuno all'interno dell'aziende deve ben sapere cosa deve fare; più semplicemente deve essere chiaro ed evidente il "chi fa cosa".
Dunque in una situazione del genere  l'azienda è dotata di un manuale qualità che descrive a grandi linee tutti processi aziendali, siano essi processi produttivi o gestionali. Inoltre l'aziende deve essersi dotata di procedure ed istruzioni operative che descrivano dettagliatamente le modalità per eseguire tutte le attività, le responsabilità, i ruoli e tutte le interazioni possibili tra persone, ruoli e processi.
Senza avere un sistema qualità eccellente non sarebbe possibile pensare di adattare la filosofia del just in time in una piccola azienda di produzione di tavoli.
La condizione necessaria ma non sufficiente per implementare un SGQ (sistema di gestione qualità) è innanzitutto il coinvolgimento di tutto il personale, ognuno nel proprio piccolo deve crederci e deve cercare di portare alla luce gli aspetti da migliorare riguardanti le attività di sua competenze. bisogna procedere verso il miglioramento continuo a piccoli passi.
La figura delegata a infondere in azienda la cultura della qualità, intesa come sistema di gestione efficace ed efficiente, è la Direzione aziendale, che ha il compito, oltre che di stabilire la Politica per la Qualità, di coinvolgere l'intero personale nel processo di miglioramento continuo.
Con queste ultime affermazioni ho voluto mettere un punto fermo ad requisito fondamentale ed indispensabile per poter procedere nell'analisi dell'applicazione del just in time.
Senza un SGQ implementato non sarebbe possibile nemmeno immaginare di portare avanti un simile progetto.
Negli articoli che seguiranno mi addentrerò alla descrizione dei processi di fabbricazione dei tavoli e di come il just in time attraverso il kanban potrebbe migliorare la loro efficienza.

Ing. Ivan Di Natale


domenica 12 febbraio 2012

COMUNICATO VIDEO: OGGI DANTE SPINOTTI RICEVE IL PREMIO ALLA CARRIERA DA A.S.C. A LOS ANGELES.


Gent.mi lettori,

il seguente link contiene un riassunto dell'intervista a Dante Spinotti, prossimo premio speciale alla carriera come Miglior Direttore della Fotografia da A.S.C. . E' possibile anche avere la versione integrale dell'intervista della durata di 14 minuti.

Intervista esclusiva concessa in dicembre 2011.

E' concessa la pubblicazione dell'intervista al link seguente:


Cordialmente

--
iCom ONP
Uff. Stampa e Comunicazione
0532.470561 - 392.9114000

venerdì 10 febbraio 2012

QUANDO SI PARLA DI CUSTOMER CARE 2.0…


In principio le aziende decisero d’interfacciarsi con i clienti con un ufficio apposito che venne chiamato  “ufficio reclami” poi però col passare degli anni si decise di cambiargli nome per dare un senso di maggiore vicinanza all’utenza  e si passò ad “assistenza clienti”; esigenze di marketing, poi, richiesero un nome  che avesse un appeal diverso, nacque così il “customer care”. Questioni di forma, perchè il contenuto e la sostanza non cambiarono. La maggior parte delle aziende (soprattutto quelle di grandi dimensioni) decisero e decidono ancora oggi di esternalizzare il servizio, risultato: assistenza di scarsa qualità e aumento del lavoro precario. Molte aziende hanno creduto nel servizio clienti tramite posta elettronica ma anche in questo caso i risultati sono stati deludenti: tempi di risposta lunghissimi, richieste rimaste senza risposta, ecc.
Poi con l'avvento dei social media , il customer service  ha conosciuto la sua evoluzione, i consumatori erano stanchi di essere messi in attesa al telefono ascoltando qualche sorta di motivo musicale;ed è cosi che da un paio d’anni alcune grandi aziende come Telecom,British Airways,Intesa San Paolo,Microsoft, hanno deciso di avvicinarsi ancora di più ai clienti creando della fan page su facebook o profili su twitter per dare risposte immediate alle problematiche sollevate dalla clientela sia durante il pre che  post vendita.
A conferma che questo sia la giusta strada da intraprendere in ambito business c’è stata tempo fa una dichiarazione di Duke co-fondatore di Parature- azienda leader di software di customer service basati sul web- dove dice che :”i consumatori non sono ansiosi di divulgare commenti negativi su una azienda a meno che questa non si dimostri indifferente”
Quindi concludo con un pensiero: Trattando bene i nostri clienti  su fan page o twitter che si voglia avremo sicuramente dei feedback positivi, innescando un efficace e produttivo passaparola, portandoli a rappresentare il proprio brand tra gli altri consumatori.


Fonte:socialmediamarketing.it
            manageronline.it

Otino La Palombara
Copywriter & Digital Pr

mercoledì 8 febbraio 2012

Essere Comunicazione: come i Social Media cambiano lo sport




Molto si è parlato dell’esplosione dell’utilizzo dei Social Media durante l’ultimo Superbowl. I risultati di condivisione sono stati sorprendenti e indice di un trend in fortissima crescita. Ma i Social Media stanno anche cambiando radicalmente il modo con cui le aziende comunicano – almeno le poche che hanno iniziato a utilizzarli in modo corretto – permettendo accesso istantaneo alle persone chiave e più rappresentative, ma anche trasformando in altrettanti ambassador tutti i dipendenti.

In un mio post del 10 gennaio su questo blog avevo già parlato della differenza fondamentale tra “fare comunicazione” – lo schema tradizionale in cui a una funzione aziendale viene delegata la creazione e la gestione del flusso di comunicazione – e “essere comunicazione” – in cui la convergenza tra comunicazione esterna e interna trasforma l’intera organizzazione in produttrice e creatrice di contenuti. I New York Giants, la squadra vincitrice, sono un buon esempio di questo approccio, potenziato e permesso proprio dai canali digitali, nessuno escluso. Quando domenica scorsa i Giants hanno affrontato i Patriots nello stadio di Indianapolis, a distanza di soli quattro anni dall’ultima finale in cui si erano affrontati, il mondo della comunicazione era cambiato radicalmente: nel 2008 Twitter era appena nato, Facebook aveva “appena” 100 milioni di utenti e l’idea di Google+ era ben lontana dalla mente di Larry Page. Oggi Facebook conta più di 850 milioni di utenti, Twitter sta diventando un metamedia che unisce sport e media tradizionali, Google+ ha sfondato il muro dei 100 milioni di utenti e YouTube è diventato la risorsa standard per ricercare e condividere videonotizie. Sam Laird, in un articolo apparso su mashable.com, ci fa scoprire come i Giants, una delle squadre più avanti nell’utilizzo dei cosiddetti new media, abbiano trasformato la loro strategia di comunicazione abbattendo tutte le barriere tra i fan e la squadra.


Il Superbowl è stato utilizzato come un potente veicolo di condivisione e affiliazione sui Social Network: un bottone inserito nel sito della squadra prima del SuperBowl ha permesso di seguire su Twitter più di una dozzina di giocatori, con un solo click; nei giorni precedenti il match, un giocatore ha seguito la squadra riprendendo un insolito dietro le quinte, ma 10.000 nuovi fan di Facebook hanno dovuto cliccare sul fatidico Like prima di potere accedere al contenuto. Il martedì precedente la squadra ha organizzato una Social Media Night, durante la quale alcuni giocatori hanno partecipato a un webcast in diretta con i propri fan, mentre altri quattro giocatori hanno creato altrettanti Hangout su Google+, ciascuno con cinque fan scelti tra le proprie cerchie. C’è stato chi ha chiesto agli atleti cosa mangiavano prima di entrare in campo e chi invece cosa passasse nella loro testa prima di un momento così speciale. Ogni domanda, e ogni risposta, hanno però creato un momento di condivisione intimo e profondo con i giocatori e la squadra impensabile fino a una manciata di anni fa.


Dopo la vittoria il sito dei Giants permette di scaricare badge per Twitter e Facebook e, ovviamente, di acquistare il merchandising ufficiale e contiene molto materiale video da condividere con interviste ai giocatori e all’allenatore e l’invito alla parata celebrativa.


Tutta la squadra, dal quarterback stellare Eli Manning fino ai giocatori meno conosciuti diventa così un unico strumento di comunicazione che ingaggia i fan nei territori più diversi con l’unico obiettivo di trasmettere e ravvivare la passione per i Giants. Ogni evento diventa un’occasione di incontro e condivisione. Ogni incontro una possibile conversione in acquisto di biglietti o merchandising – perchè, alla fine, anche qui quello che conta è il business. Tante voci, tante sfumature ma un solo messaggio sintonico: Go Giants!


martedì 7 febbraio 2012

TV e Social Media: arriva la social TV


In Italia era già successo con lo show di Fiorello, che aveva registrato record di traffico sui Social Media, soprattutto Twitter, complice anche il gran numero di follower del conduttore. Un fenomeno noto ai frequentatori dei Social Media ma ancora non tracciato dai media tradizionali: nell’era dell’always on le persone non si separano dallo smartphone o dal Pc nemmeno davanti al programma preferito e condividono in diretta avvenimenti, commenti e sensazioni.


Il Superbowl di domenica scorsa ha definitivamente segnato la svolta portando la televisione nell’era della diretta condivisa o, meglio, della social TV. Oltre 12 milioni di messaggi s facebook e Twitter hanno accompagnato lo svolgimento del più mediatico tra gli eventi sportivi dopo le Olimpiadi, con picchi record di più di 10.000 tweet al secondo negli ultimi tre minuti e, addirittura, oltre 12.000 alla fine dell’incontro. Il totale di 12 milioni di messaggi (o 15 milioni secondo altre rilevazioni) rappresenta una crescita del 600% rispetto al Superbowl dell’anno scorso e il doppio del picco di traffico al secondo di quelli inviati in occasione della morte di Bin Laden e più dei 6.000 tweet al secondo che hanno accompagnato Steve Jobs nell’ultimo viaggio.

Sorpresa nella sorpresa, il momento più twittato? L’ultima meta? No, lo show di Madonna con picchi di 14.000 tweet al secondo.
Il tutto mentre l’audience televisiva è rimasta stabile. Cos è successo? C’è più gente sui Social Media o più persone che guardano la TV senza spegnere i Social Media? Sicuramente un mix delle due cause ma, soprattutto, un cambiamento di abitudini che sposta la bilancia verso il secondo motivo.
Fino a un paio di anni fa se si voleva commentare la partita con gli amici o la si guardava insieme oppure si aspettava il giorno dopo. Oggi tutto questo avviene in diretta. Mentre si svolge il gioco si commentano i touch down e le decisioni arbitrali. Ma anche gli spot pubblicitari del Superbowl, veri e propri eventi di comunicazione trasmessi una sola volta.


E’ cominciata l’era della Social TV, Il secondo schermo che affianca sempre più il primo.



Quanto reggerà il record? Le Olimpiadi di quest’anno si preparano a batterlo e a diventare le prime Social Olympics della storia.

lunedì 6 febbraio 2012

QR Code e Social Media? Ignorati dai consumatori


Sono i risultati di una ricerca statunitense pubblicata recentemente da Marketing Daily che ha analizzato il comportamento di 1.200 consumatori e ha trovato che il ruolo dei Social Media o di tecnologie come i QR Code non riveste l’importanza attesa.
Secondo Brian Cohen, che ha condotto la ricerca “i Social Media sono un ottimo strumento per ingaggiare il consumatore e per farli diventare ambasciatori della marca. Ma una volta che si è deciso di acquistare, i consumatori non vanno più su facebook o sui blog”. Diventano infatti molto più interessanti i siti con le recensioni di prodotto o quelli che comprano i prezzi o, addirittura, il sito aziendale o Google.
Allo stesso modo anche l’impatto dei QR Code sui consumatori è notevolmente calato. Perché? Innanzitutto, nonostante la grande diffusione degli smartphone, una grande fetta della popolazione ancora non li possiede e si sente quindi automaticamente esclusa dalla comunicazione. E tra chi li possiede molti trovano complessa la procedura per usufruire del QR Code. E quando, finalmente, si arriva al magico contenuto … la maggior parte delle volte è noioso o ininfluente per il consumatore.
Quindi? tutto da rifare? Non credo, anzi i risultati della ricerca sottolineano una volta di più una pietra angolare della comunicazione digitale: la tecnologia non può ovviare alla mancanza di contenuti. O meglio, senza contenuti di interesse da veicolare ai consumatori, le cosiddette “technicalities”, per quanto avanzate, fanno flop.
Quello che la ricerca fa emergere è, una volta di più, l’inesistenza della killer application o del killer media, ovvero quella tecnologia o quel canale che, da solo, permette magicamente di raggiungere gli obiettivi.
Ogni azienda deve ormai essere in grado di presidiare tutta la filiera, offline e online in modo coerente e integrato. Se manca un pezzo il puzzle resta incompleto e la comunicazione perde di efficacia. Se una corretta strategia sui Social Media non è abbinata, per esempio, a una strategia di affiliazione o alla presenza nei comparatori di prezzo, il risultato – nella stragrande maggioranza dei casi rappresentato dalla vendita del prodotto – può venire compromesso.
Pensare la comunicazione a compartimenti stagni, senza una regia più ampia, sarà quindi sempre più inefficace e perdente.
L’altro aspetto riguarda le tecnologie e le mode. L’introduzione e l’utilizzo del QR Code – come prima quello dei Social Media, o degli eventi, o dei siti ripieni di effetti speciali in flash – è stato spesso guidato da un’infatuazione tecnologica. Il solo fatto di introdurre nella comunicazione un elemento nuovo e innovativo doveva garantirne il successo.
Non è così. L’innovazione tecnologica è e sarà sempre un mero strumento. In rete – come nel mondo reale – i consumatori non sono interessati alla tecnologia in sè, bensì a quello che la tecnologia permette loro di fare. Ecco quindi che bisogna partire dalla centralità del consumatore e dalla conoscenza dei suoi interessi – che spesso non sono gli interessi dell’azienda, o meglio, hanno una diversa espressione – e identificare una strategia di comunicazione che faccia si che la nuova tecnologia sia in grado di soddisfare le esigenze del consumatore.
Questo vale anche per i QR Code e i contenuti a cui permettono l’accesso. Certo, in molti casi vale ancora il beneficio immediato “mi fa risparmiare soldi” o “mi fa risparmiare tempo” ma, a seconda dei casi, si può pensare ampio: se il QR Code sulla pubblicità di un genere alimentare fornisse una ricetta invece di un buono sconto?
Quindi nessun allarmismo: se la ricerca dice che Social Media o QR Code non hanno l’influenza attesa sui consumatori non fa altro che ribadire vecchie – ma tuttora poco applicate – regole della comunicazione. E come sempre, per andare avanti, non bisogna mai dimenticarsi di guardare anche indietro.


venerdì 3 febbraio 2012

Alcuni dei vantaggi del Just in time


Nell’articolo precedente, ho trattato la tecnica del Kanban applicata alla filosofia produttiva del Just in time.
Abbiamo visto i vari meccanismi capillari che permettono ad un grande sistema produttivo di gestire pochissime scorte e produrre solamente ciò che viene richiesto dai clienti.
La filosofia del Just in time può essere applicata solamente in quelle aziende all’interno delle quali almeno un 80% del personale crede nei sistemi di gestione, ed in questo caso trattasi di Sistemi di gestione per la qualità.
Produrre attraverso un sistema perfetto qual è ad esempio quello della Toyota non è molto semplice, anzi risulta molto difficoltoso sincronizzare la linea produttiva ma soprattutto rimane difficile portare il personale aziendale ad eseguire perfettamente tutto ciò che viene riportato in procedure, istruzioni, manuali etc.
L’esempio del sistema produttivo della Toyota vuol essere solamente un modo per far notare come si possono risparmiare e come si possono ottimizzare molte delle attività aziendali.
Cito di seguito alcuni degli sprechi che possono essere evitati adottando la filosofia del Just in time:
  1. sovra-lavorazione, compiere più lavorazioni di quelle richieste dal cliente
  2. sovra-produzione, produrre più unità di quelle richieste dal cliente
  3. ri-lavorazione, compiere più volte un processo o parte di esso per eliminare errori a monte
  4. giacenza, in generale lo stock può essere definito come spreco
  5. intelletto, non utilizzare/esprimere idee migliorative/capacità degli operatori
  6. trasporto, spostamento di materiale inutile
  7. movimento, spostamento/movimento inutile compiuto dall' operatore
  8. attesa;

Per evitare però questi ultimi sprechi c’è bisogno di un’applicazione alla lettera dell’intero sistema di gestione per la qualità: ciascun operatore deve eseguire tutto ciò che gli compete così come riportato nei documenti aziendali, in tal modo ogni tassello rimane al suo posto ed il mosaico finale che si va a comporre è un sistema produttivo, snello, pratico, con ruoli e competenze definiti, che ottimizza le risorse e riduce al minimo gli sprechi.
Vedremo di seguito come potrebbe essere applicato un sistema del genere in una piccola realtà aziendale.

Ing. Ivan Di Natale

mercoledì 1 febbraio 2012

FACEBOOK :NUOVI INSIGHTS PER LE AZIENDE


Per monitorare i risultati ottenuti dalla vostra fan page aziendale, Facebook mette a disposizione delle aziende Facebook Insights: uno strumento di analisi che consente di verificare le performance della propria pagina Facebook in base  alle  interazioni dei vostri fan.
Di recente però facebook ha aggiunto nuovi tool a servizio delle aziende per analizzare meglio l’andamento del proprio brand sulla piattaforma social più importante del momento.
I cambiamenti, sono stati fatti sia da un punto di vista estetico/funzionale che a livello di monitoraggio delle attività che si verificano all’interno della vostra fan page.
La prima novità come si vede da questa immagine sono questi 4 parametri posti nella parte superiore della prima pagina delle vostre Insights, che ci permette di capire subito quali sono le prestazioni generali della vostra fan page.

Un’altro tool molto interessante che arricchisce la nuova versione di facebook insights è quello che mostra i contenuti con più interazioni tra gli utenti che aiutano a capire meglio cosa funziona e cosa non funziona sulla vostra pagina in modo da migliorare in corso d’opera la strategia social della vostra azienda rendendola così più efficace.




Altra cosa interessante è la possibilità di quantificare la “potenza virale” dei vostri fan ovvero si può sapere quanti amici hanno quei fan che commentano o condividono un post della vostra fan page.
Poi possiamo monitorare il numero di persone che parlano della nostra pagina – cioè gli utenti che hanno contribuito alla diffusione della pagina con la creazione di una notizia – inoltre si può  verificare  il numero di persone che ha visualizzato i contenuti relativi alla fan page nell’ultima settimana. Ma c’è di più, oltre a quantificare i post cliccati, si possono ottenere anche dei dati di sintesi anagrafici e geografici,in modo da avere un quadro ancor più completo di chi raggiungiamo e potremo  raggiungere in futuro con la vostra pagina.
Infine cliccando sul singolo post, è possibile visualizzare tutte le azioni che esso ha generato, anche se si tratta di azioni negative come ad esempio se il post è stato nascosto oppure nel caso abbia generato commenti negativi da parte dei fan.




Otino La Palombara
Copywriter & Digital Pr




Dati registrati dal 15/04/2011