mercoledì 30 novembre 2011

WEB MARKETING:LE PRIME TRE MOSSE PER UNA PMI DI SUCCESSO

Le Piccole e Medie Imprese sono il cuore pulsante del tessuto imprenditoriale italiano. Vengono considerate PMI sia le microimprese costituite da una sola persona – che fa del passaparola il suo unico veicolo di acquisizione di nuovi clienti – che le società più strutturate che utilizzano più di altri i new media visto l’uso quotidiano che i clienti ne fanno ed i benefici che ne conseguono a livello di visibilità e profitti.

Per farsi che tutto ciò avvenga i migliori social media manager consigliano tre attività da svolgere fin da subito una volta che la vostra azienda entra nel mondo del web.

1. Ascoltare

Le persone in rete parlano, condividono esperienze di acquisto, chiedono consigli prima di comprare, confrontano brand e prodotti attraverso: blog, forum, portali, social media ed è da questi feedback che un’azienda decidendo di monitorare questi siti può vedere quali sono i comportamenti dei clienti e l’andamento dei loro brand in modo da valutare se è il caso o no di modificare la loro strategia di marketing e comunicazione .

L’ascolto della rete implica una prima parte di monitoraggio: vanno costantemente individuati i contenuti in cui è nominato il brand, gli opinion leader e gli eventi promozionali in cui è coinvolto. Questo processo può essere manuale – con evidenti limiti – o affidato a software più o meno potenti.

Google mette a disposizione gratuitamente Google Alert, un servizio di monitoraggio di base, gratuito, che permette di indicare le parole chiave da tenere monitorate e ricevere periodicamente nella casella di posta un’anteprima dei documenti in cui queste parole chiave compaiono. Oltre a Google Alert ci sono altri strumenti di monitoraggio che seguono da vicino il vostro brand come: socialmention, radian6 e addict o matic.

2.Misurare

Un’altra attività importante è quantificare le visite sul vostro sito aziendale,oltre a verificare da quali paesi provengono i nostri clienti potenziali, da quali siti provengono ,quali prodotti visualizzano,la campagna sulla stampa ha portato nuovi visitatori al sito? il nuovo sito ha aumentato le richieste di preventivo? Ecc. tutte informazioni che rappresentano per l’azienda dati importanti per le loro strategie. Tale attività tradotta in termini tecnici viene chiamata dai più web analytics che appunto permette ad ogni imprenditore di valutare l’efficacia degli investimenti in marketing online e tradizionale. Attivare un software di web analytics richiede pochi passaggi per l’inserimento dei codici di tracciamento e la configurazione. Un’analisi quotidiana di pochi minuti permette di familiarizzare con lo strumento e di capirne man mano le potenzialità. Tra i software disponibili, Google Analytics è ormai uno standard, gratuito e molto potente.

3.Integrare sito e social media

Gli italiani su Facebook sono circa venti milioni. Sempre di più “stare online” significa interagire in un social media. I social media manager devono tenere conto di questi nuovi strumenti che il web mette a disposizione: non esiste più solo il sito, ma vi è la necessità di integrare gli strumenti social con il sito aziendale in modo da avvicinarsi ancor di più al cliente. Un primo passaggio verso questa integrazione è permettere a chi naviga sul sito di condividere i contenuti che sta visualizzando con i social network più utilizzati del momento come Facebook Twitter e Linkedin.

Fonte:4marketing.biz

Otino La Palombara

Copywriter&Digital Pr

martedì 29 novembre 2011

Le aziende italiane non credono nel Digital


Almeno questa è l’impressione che si ricava guardando la ricerca effettuata dall’Università di Udine.

Certo, il 97% delle aziende intervistate ha il sito e il 60% è su Facebook e YouTube ma solo il 38% ha un account Twitter e il 35% un blog . Tutto bene, quindi? Il nostro sistema impresa è traghettato al 2.0?

Basta guardare alle risorse dedicate per capire che questo impegno, in realtà, è solo di facciata. Il 55% delle aziende intervistate dedica solo il 10% del budget di comunicazione al digital e un altro 25% una percentuale variabile tra il 10 e il 20%. Più sconfortante il quadro delle risorse umane con il 44% delle aziende che dedica meno di mezza persona alla gestione di questo canale e un altro 32% che oscilla tra 1 e 1,5.

Il motivo si trova nella chart che parla dell’organizzazione: per il 61% delle aziende intervistate il cambio del paradigma di comunicazione non ha portato ad alcun cambiamento a livello organizzativo.

Tutto questo segnala un grave ritardo culturale, che trova una veloce conferma se si fa un rapido giro della presenza delle aziende sui Social Network. Nella stragrande maggioranza dei casi i SN vengono utilizzati come semplice vetrina di prodotti: apro il profilo Facebook e ogni tanto carico la foto di un nuovo prodotto o presento un nuovo servizio. Facile, rapido e adeguato a un basso livello di risorse umane ed economiche impiegate.

Ma una presenza 2.0 non è fatta di comunicazione di prodotto. E’ fatta di coinvolgimento. E questo si crea solo sviluppando un terreno valoriale comune con i propri interlocutori e ingaggiandoli con contenuti di interesse. Per LORO, non tanto per l’azienda.

E’ sulla produzione e veicolazione di contenuti, quindi, che si vince o si perde la partita del Digital Marketing. E questo richiede risorse, umane ed economiche.

Ma soprattutto un cambio culturale che porti ad approcciare il web, e i consumatori attraverso di esso, secondo le sue regole e non sulla base di regole mutuate da altri media.

Autore Alessandro Santambrogio - Liquid

Come Google+ aiuta la vostra SEO

Seconda puntata dell’analisi di Google+ e di come può essere utilizzato per generare business, o almeno traffico, sui siti aziendali. Cominciamo con un video.

Un aspetto da non sottovalutare è la stretta connessione tra il Social Network e il motore di ricerca. Attraverso il monitoraggio diretto delle interazioni che avvengono su di esso, Google è in grado di avere una maggiore comprensione delle tendenze e, soprattutto, degli interessi che muovono le interazioni tra gli iscritti. Per esempio, discriminando tra il network di relazioni più stretto e quello invece più saltuario, Google può promuovere in modo più mirato la pubblicazione della pubblicità di un’azienda.

Inoltre è possibile individuare più facilmente i profili creati per operare spamming, oppure quelli generati per aumentare il numero di link verso il sito madre, spammare “+1″ e altre iniziative mirate a far aumentare la posizione del sito madre nel motore di ricerca. Questo si traduce in ricerche più affidabili.

Un altro aspetto che sta emergendo dalle ricerche è l’importanza del bottone “+1″ che appare nella pagina dei risultati a fianco del sito. Avere in evidenza il gradimento degli utenti è un forte stimolo a cliccare il sito evidenziato e permette di aumentare considerevolmente (anche di tre o quattro volte) il tasso di click through. Inoltre il numero di “+1″ che un sito riesce ad accumulare, ha un effetto diretto sul punteggio del sito (viene interpretato come buona qualità) e, quindi, sul ranking. Anche se non in modo così diretto, tutti i bottoni di social sharing hanno un influsso positivo sul sito perché stimolano condivisione, traffico e possono moltiplicare il numero di link esterni che puntano al vostro sito. Quindi, fatene un largo uso!

Infine Google ha aggiunto la funzione Direct Connect: inserendo “+” davanti al nome dell’azienda nella stringa di ricerca di Google gli utenti verranno direttamente indirizzati alla Pagina aziendale di Google+, evitando che chi sta cercando la vostra azienda possa essere distratto da altri risultati di ricerca. La funzione va attivata inserendo un codice html e, per il momento, l’attivazione della funzione non è automatica ma viene decisa da Google.

Nel prossimo post …. alcuni consigli su come ottimizzare la presenza su Google+

Autore Alessandro Santambrogio - Liquid

Google+: solo una copia di Facebook?

Oh, no! Un altro Social Network! Già sembra che la proliferazione non accenni a diminuire.

E così, dopo il profilo Facebook e quello Linkedin e, magari, il canale Flickr o quello YouTube, Google ci propone il suo Social Network. Ma serve davvero? E che differenze ci sono con gli altri Social Network? E, soprattutto, può essere utilizzato per generare business?

Qualche numero: Google+ è stato lanciato a giugno 2011 e in pochi mesi ha già superato 40 milioni di iscritti nel mondo. Certo, ancora poco rispetto agli 800 milioni di profili Facebook ma già una realtà rispetto ai 120 milioni di Linkedin. Considerando il trend di crescita, sembrerebbe quindi che Google+ abbia superato il primo esame.

Ma quali sono le caratteristiche principali di Google+?

Innanzitutto le cerchie (o circle). Al contrario di Facebook o Linkedin, in cui tutti i nostri contatti sono ammassati in un unico gruppo, Google+ consente di replicare i meccanismi della vita reale, in cui amici e conoscenti sono spesso raggruppati per interessi o cerchie: gli amici del calcetto, i colleghi di lavoro, i vicini della casa in montagna, e così via. In questo modo è possibile modulare i messaggi, e il tono, a seconda della tipologia del gruppo. In più, un individuo può appartenere a più cerchie: un collega di lavoro può anche essere un compagno di squadra di calcetto. Esattamente come nella vita reale.

Una caratteristica distintiva di Google+ e per ora unica nel panorama dei Social Network, è la videochat, o hangout, che consente di interagire con i propri amici quasi come dal vivo e in tempo reale.

Ma Google+ è utilizzabile anche per sviluppare business. E’ infatti possibile creare pagine aziendali, che possono poi interagire con i propri clienti o i prospect su livelli differenti. Ed è possibile utilizzare la videochat anche per finalità professionali. Pensate alla presentazione di un nuovo prodotto alla cerchia dei vostri clienti o prospect, oppure alla presentazione del nuovo listino prezzi alla cerchia dei vostri venditori sul territorio.

Le potenzialità, già da questa prima versione, sembrano quindi essere estremamente interessanti.

E la privacy? Croce e delizia di tutti i Social Network, Google+ sembra avere preso molto sul serio questo aspetto. Innanzitutto vengono nettamente separati i profili commerciali (Pages) da quelli personali (Profiles). Le Pagine non possono aggiungere persone alle proprie cerchie se prima la pagina non è stata aggiunta nel profilo. Inoltre, se un utente smette di seguire una pagina, la pagina lo cancella automaticamente dai follower, non inviando quindi più notifiche. Inoltre le Pagine hanno il bottone +1 (equivalente al Like di Facebook), ma le pagine non possono fare +1 ad altre pagine o contenuti sul web (riducendo le possibilità di spamming).

Ultima considerazione: creare una pagina su Google+ aiuta a migliorare il posizionamento su Google. E vi sembra poco?

Ma di questo parleremo nel prossimo post.

E voi? vi siete già iscritti a Google+? Cosa ne pensate?

Autore Alessandro Santambrogio - Liquid

5 regole per aumentare l’efficacia dei Social Media


Immaginate di essere a una festa. State chiacchierando con un vostro amico quando una persona che avete conosciuto poco prima si avvicina, estrae dalla giacca il nuovo catalogo delle pantofole che produce, ve lo illustra, vi lascia un foglio con l’elenco dei rivenditori, vi saluta e se ne va. Fastidioso? Probabilmente sì.

L’approccio al dialogo da tenere sui Social Network non è poi molto diverso da quello che terreste in un qualsiasi party, durante il quale il focus è sulla conoscenza delle persone nella stanza, sullo scambio di opinioni, sulla raccolta di informazioni, sulla condivisione di suggerimenti. Eppure molte aziende fanno proprio come il produttore di pantofole: usano le proprie pagine per presentare prodotti e non instaurano nessun dialogo.

Ecco allora 5 semplici regole da tenere a mente per migliorare l’efficacia della presenza della propria azienda sui Social Network:

1) ASCOLTO

Cercate di capire cosa i vostri utenti cercano così da costruire i contenuti che fornite sulla base di queste informazioni. Per esempio se i vostri utenti sono appassionati di cucina, fornite indicazioni su nuovi ristoranti, ricette, ecc. per mantenere viva la conversazione e mantenerli agganciati.

Esattamente come a un party, cercate di trovare un terreno comune di incontro e costruite la relazione su di esso, interessandovi a quello che fa il vostro interlocutore e cercando di essere gentili e coinvolgenti. La proposta del vostro prodotto sarà molto più efficace se viene contestualizzata rispetto a un annuncio a freddo: per esempio, se vendete prodotti nel settore food, inseriteli in una ricetta che i vostri utenti possono realizzare.


2) CONTINUITA’

E’ la prima regola per costruire relazioni efficienti. Tutti noi abbiamo compagni di Liceo che vediamo una volta all’anno, per la cena natalizia. Certo, ci fa piacere vederli e chiacchierare con loro, ma che tipo di relazione è possibile vedendosi così raramente?

Una volta che si decide di attivare un canale su un Social Network, è importante rendersi conto che la continuità è un fattore determinante. L’ambiente è estremamente competitivo con molte fonti che lottano per l’attenzione degli interlocutori. Occorre quindi non solo fornire i contenuti che cercano, ma farlo anche su base regolare per fidelizzarli.

3) AUTOREVOLEZZA

E’ un criterio fondamentale in Rete. Vedere che una pagina ha 3.000 fan o un blog 2.000 iscritti trasmette fiducia a chi entra per la prima volta. Significa che, se interessa a così tante persone, probabilmente potrà fornire contenuti interessanti anche a lui, stimolandone l’iscrizione. E’ un fatto naturale: una persona che a una festa tiene banco al centro di un capannello di amici, raccoglierà più interesse di una persona seduta a fare tappezzeria.

Cercate quindi di coltivare accuratamente il numero di follower, di stimolare commenti ai vostri post, di valorizzare quando un vostro post viene retweetato e condiviso Sono tutti indicatori di interesse che servono per agganciare nuovi utenti.

4) RECIPROCITA’

Non è altro che il vecchio detto “Se tu dai una cosa a me, io poi do una cosa a te”. Quando mettete online un contenuto di interesse per il vostro target, per esempio un e-book, chiedete a chi l’ha scaricato di segnalarlo con un tweet o di darvi un Like o un +1. Molte persone aderiranno a questa semplice richiesta (sempre che abbiate predisposto il sito o il blog per farlo facilmente con i bottoni adatti). Oppure se nel vostro blog che parla di cibo pubblicate ricette, chiedete agli utenti di mandarvi le loro.

La buona vecchia regola della reciprocità può aiutarvi moltissimo a far crescere rapidamente le visite al vostro sito o pagina e può arricchire di contenuti a zero costo


5) DATEVI VALORE

Per essere percepiti come utili o leader, occorre anche fare in modo che la vostra risorsa sia percepita come preziosa. Ovviamente bisogna prima avere guadagnato il punto 3, ovvero avere raggiunto un sufficiente livello di autorevolezza in rete. A questo punto sarà possibile attivarsi in questo senso.

“Volete sapere come cucinare una perfetta cena di Natale? Domani dalle 18 alle 19 sul mio blog vi svelerò i segreti e risponderò alle vostre domande”. “E’ pronto il nuovo e-book di gustose ricette estive. I primi 100 che si iscriveranno al blog lo riceveranno in anteprima”.

I Social Network sono nati per condividere, per permettere alle persone di scambiarsi notizie, informazioni, condividere hobby e passioni. Per questo sui Social Network è molto più difficile creare coinvolgimento parlando di prodotti: bisogna parlare di esigenze che soddisfano. O di marchi: bisogna parlare di valori e interessi comuni.

Nulla di diverso, quindi, di quello che faremmo trovandoci a una festa, in mezzo alle stesse persone che vogliamo contattare in rete.

Autore Alessandro Santambrogio - Liquid


L’interazione? è come le ciliegie


Ebbene sì, sembra proprio che una interazione tiri l’altra. Anzi .. le altre.

Di recente Facebook ha presentato nuove metriche che permettono di monitorare Condivisioni e Click.

EdgeRank ha analizzato il numero di Click che un Post ha ricevuto per ogni singola metrica (Like, Commenti, Impression): ciò consente di stimare quanti Click (in media) ci si può aspettare. Per esempio, se un post ha ricevuto 2 Like, il Link potrebbere ricevere mediamente 6 Click. I risultati sono stati i seguenti:

Click medi per Like: 3,103
• Click media per Commento: 14,678
• Click medi per Impression: 0,005

Cosa significa?

Che per ogni Like che prende un Post, questo ottiene una media di 3,1 Click. Per ogni Commento che un Post riceve, i Click medi sono più di 14. In poche parole significa che più engagement riceve il tuo update, più Click puoi ottenere. Ed è interessante notare che i Commenti quadruplicano il numero dei Click (rispetto ai Like).

Spesso ci si chiede la differenza di “valore” fra un Like e un Commento. Ebbene, da questo studio parrebbe che, in termini di Click, un Commento vale almeno come 4 Like.


Autore Alessandro Santambrogio - Liquid

Tutti pazzi per le occasioni


La rivoluzione culturale iniziata una decina di anni fa con l’avvento delle linee aeree low cost non accenna a fermarsi. Anzi, grazie alle nuove tecnologie assume caratteristiche sempre nuove.

Trendwatching, una società di ricerca americana, ha appena pubblicato il report Dealer-Chic nel quale evidenzia come le nuove tecnologie stiano favorendo e ampliando stili di vita sempre più orientati al deal surfing, ovvero alla ricerca costante della migliore opportunità per soddisfare le proprie esigenze.

Tre le motivazioni alla base di questa rivoluzione culturale:

1) Il desiderio di nuove esperienze: nonostante la capacità di spesa dei consumatori sia in calo, resta alto il desiderio di provare nuovi prodotti o esperienze. La possibilità di accedervi a prezzo scontato diviene quindi un forte motivatore alla prova.

Autore Alessandro Santambrogio - Liquid

2) Qui e Ora: la diffusione degli smartphone, la crescita delle applicazioni di geolocalizzazione unita alla possibilità di ricevere e condividere informazioni in movimento potenzia notevolmente le possibilità di acquisto di impulso Esistono già applicazioni che danno accesso alle promozioni mentre un cliente si trova tra gli scaffali di un supermercato. L’unione di portali di offerte come Groupon a servizi di geolocalizzazione come Foursquare ha tutte le potenzialità di cambiare il modo di intendere lo shopping.

3) Il Meglio del Meglio: La possibilità di accedere da mobile non solo alle offerte ma anche alle recensioni offre ai consumatori la tranquillità di accedere non solo al prezzo migliore, ma anche alla qualità migliore.

Che impatto ha tutto questo? Lo scenario competitivo diventa sempre più pressante e orientato a stimolare l’acquisto di impulso raggiungendo il consumatore nel posto e nel momento in cui può dare attuazione immediata all’impulso.

Che influenza ha sulla strategia di comunicazione delle aziende? I consumatori avranno sempre la necessità di essere tranquillizzati su ciò che acquistano. Valore di marca e reputazione resteranno fondamentali e occorrerà continuare ad alimentarli attraverso i canali tradizionali e online. Trascurare questa evoluzione può però costare molto caro perché competitor più aggressivi possono riuscire a catturare il consumatore proprio nel momento dell’acquisto grazie a un’accurata strategia promozionale e di geolocalizzazione.

La strategia di comunicazione deve quindi essere sempre più strettamente integrata con una strategia promozionale che abbia come fulcro la geolocalizzazione dei propri punti vendita. Brand e retail possono – e devono – connettersi in modo sempre più stretto per creare un rapporto ancora più stretto con i propri consumatori.

Come utilizzare Foursquare al servizio del business? un caso concreto

La crescente diffusione di smartphone ha dato un notevole impulso allo sviluppo del location based marketing, ovvero le opportunità di dialogo con il consumatore proprio quando si trova in prossimità o all’interno del proprio punto vendita. Ma come utilizzarle, in concreto, per trasformare il contatto in un cliente?

Negli Stati Uniti American Express e Foursquare, insieme ad alcune catene – come H&M, Sport Authority e alcuni ristoranti e pub di New York – hanno messo a punto un meccanismo promozionale semplice ed efficace che sfrutta l’ormai celebre check-in, ovvero il meccanismo con cui un utente registra su Foursquare la propria posizione.

Il meccanismo è molto semplice e passa per tre fasi:

1) SINCRONIZZAZIONE: basta collegare il proprio account Foursquare alla carta di credito American Express

2) CHECK IN: quando si registra la propria posizione all’interno di un negozio che partecipa alla promozione, un badge “load to card” appare sul proprio smartphone.

3) PAGARE ALLA CASSA: una volta effettuati gli acquisti, basta strisciare la propria carta di credito nel POS alla cassa e aspettare il messaggio che conferma l’accredito.

Tutto avviene in modo automatico, senza necessità di coupon e in modo indipendente dal personale del negozio, evitando quindi inconvenienti con personale di cassa non al corrente della promozione. Non solo: il meccanismo del riaccredito immediato permette di evitare la logistica collegata alle carte fedeltà e alle raccolte punti, pur mantenendo l’informazione del passaggio del cliente, della partecipazione alla promozione e della spesa. Inoltre, le promozioni possono essere calibrate a seconda degli obiettivi e dei margini del singolo retailer o del singolo articolo: per esempio Sport Authority accredita 20 $ per ogni 50 $ di spesa mentre H&M 10 $ ogni 75 $

Un’attività, inoltre, che può essere sfruttata in comunicazione in modo articolato: dalla comunicazione di prossimità ai punti vendita attraverso l’opzione radar di Foursquare alla comunicazione sui Social Network fino alla comunicazione classica ATL, magari utilizzando affissioni in prossimità dei negozi.

Autore Alessandro Santambrogio - Liquid

Cosa ha in serbo il marketing per il 2012?


MarketingProfs, sito statunitense di notizie sul marketing, ha recentemente pubblicato le 12 previsioni per il 2012 (accessibile previa iscrizione gratuita).

Quali cambiamenti dobbiamo attenderci? Ecco alcuni dei più rilevanti e, soprattutto, qualche suggerimento su come coglierli.

1) Marketing Automation 2.0: i sistemi di CRM si stanno rapidamente evolvendo per includere anche i Social Media e monitorare KPI quali le ricerche online, le conversioni e altro.

Cosa significa? per sfruttare adeguatamente le potenzialità offerte le aziende devono approfondire la propria cultura digitale e definire le azioni e le metriche più adeguate alla propria situazione e obiettivi.

2) Clienti e dipendenti e collaboratori diventeranno sempre più parte integrante del marketing: lo sviluppo dei Social Media rende sempre più importanti le opinioni di clienti e dipendenti. Trasformarli in ambassador del proprio brand diventerà sempre più importante per le aziende.

Cosa significa? Le aziende devono sviluppare una maggiore attenzione alla costruzione e al mantenimento delle relazioni verso l’interno e l’esterno dedicando adeguate risorse, area sulla quale le aziende italiane mostrano un forte ritardo.

3) La Social Personalization (SoPo) aumenterà sensibilmente: il meccanismo del Like e dei +1 diventerà sempre più parte integrante della profilazione dei consumatori durante la loro attività sul web per selezionare e presentare i contenuti a cui sono presumibilmente più interessati. Anche le esperienze di e-commerce su facebook store o negozi collegati verranno sempre più influenzate dalle preferenze espresse dal proprio network di amici.

Cosa significa? Raccogliere e profilare i visitatori delle proprie pagine diventerà sempre più importante per offrire esperienze personalizzate e mirate, aumentando le probabilità di conversione.

4) Forte Crescita del Location Based Marketing: i trend delle applicazioni mostrano fortissime tendenze di crescita, così come l’utilizzo da parte degli utenti. Inoltre l’utilizzo di informazioni legate alla mobilità (viaggio, shopping, ecc.) si sta spostando in prevalenza su applicazioni mobile.

Cosa significa? Cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie richiede una maggiore integrazione tra le aree retail, commerciale e marketing. Il location based marketing offre la possibilità di fare agire i consumatori in tempo reale e questo porta a un’accelerazione dei processi decisionali aziendali e alla capacità di monitorare strettamente quello che la concorrenza mette in atto. Qui un caso concreto di location based marketing.

5) La filosofia Low Cost continuerà a crescere: la situazione economica e la contrazione del potere di acquisto dei consumatori, insieme alla diffusione delle tecnologie mobile e all’utilizzo di Internet, renderà sempre più rilevante la quota di fatturato generata dalle offerte e dalle promozioni. I big player del settore come Groupon o Groupalia, insieme ad altri operatori di nicchia stanno crescendo più del previsto grazie a una maggiore ricettività dei consumatori.

Cosa significa? questo canale di vendita assumerà un’importanza crescente nel mix delle aziende. Può essere utilizzato virtualmente da ogni settore merceologico, modulando accuratamente le offerte Se il mass market potrà giocare sulla scontistica, il lusso potrà offrire servizi esclusivi a valore aggiunto (es. personal shopper, accesso a sfilate, ecc.). Qui uno studio su questa tendenza.

6) Influenza crescente dei Social Network su SEO e SERP: la quota pubblicitaria dei Social Network è in crescita anche se più lentamente rispetto alle potenzialità. Tuttavia la crescita del display su questi canali così come l’avvio del monitoraggio di interazioni da parte dei motori di ricerca sta rapidamente aumentando l’importanza dei Social Network come referral per le visite ai siti aziendali.

Cosa significa? Una corretta Social Media Strategy influenzerà sempre più il ranking del sito aziendale (e dei prodotti) all’interno delle ricerche sul web.

7) Il ritorno sul’investimento: la quota crescente di investimenti e risorse allocate al Social Media Marketing renderà sempre più pressante la richiesta di strumenti e metriche per misurare il Ritorno sull’Investimento

Cosa significa? Sempre più le aziende che intendono investire su questo canale dovranno richiedere alle proprie agenzie di definire metriche e strumenti di misurazione. Già oggi sul mercato iniziano a essere disponibili e, con un anno in più di sperimentazione, nel 2012 dovrebbero iniziare a diventare più affidabili e affinati

8 ) I team virtuali diventeranno sempre più diffusi: Le nuove tecnologie stanno anche fortemente modificando le abitudini lavorative, anche sulla spinta della crisi economica e la necessità di ridurre costi. Videoconferenze e altri sistemi di condivisione hanno permesso di ridurre la necessità di spostamenti per riunioni. Le tecnologie cloud o la creazione di blog e wiki aziendali rendono poi possibile la condivisione di documenti, il monitoraggio del flusso di processo e così via.

Cosa significa? Le tecnologie 2.0 permettono, e a volte richiedono – nel bene e nel male – di essere always on, senza limitazioni di spazio e orario. Un cambio radicale della cultura del lavoro.

Che 2012 ci aspetta? la velocità dei cambiamenti nel marketing e nella comunicazione non accennerà a diminuire. Anzi, l’ingresso di nuove tecnologie come il Location Based Marketing, porterà nuove variabili al marketing mix, rendendo ancora più complessa l’equazione.

Cambiare i paradigmi culturali e adeguare l’organizzazione aziendale diventerà sempre più importante per mantenere un vantaggio competitivo.


Alessandro Santambrogio - Liquid

Requiem per il brief


Qualche giorno fa stavo guardando alla TV uno di quei programmi in cui ripercorrono stili di vita e oggetti che, sebbene di pochi anni fa, sembrano preistorici.

Mentre scorrevano le immagini dei gettoni telefonici, dei mini assegni, dei fax una strana sensazione faceva capolino nella mia testa. Mancava qualcosa all’elenco … ma cosa?

E così, rimuginando fra me e me la trasmissione finiva, ma la sensazione restava. Qualcosa era sfuggito agli autori. Poi, mentre lo spazzolino volava tra l’incisivo e il molare, l’illuminazione. Ecco cosa mancava all’elenco! il BRIEF!

Ve lo ricordate? Più o meno nella stessa era geologica dei gettoni il brief arrivava – solo a voi perché le gare ancora non erano così abusate – in una bella busta bianca A4. Un po’ perché non si poteva piegare da tanto era spesso e un po’ per mantenere quell’alone di ieraticità che una normale busta commerciale non può avere.

Quando lo si apriva era un plico consistente. Un tripudio di colori e di grafici. Ma soprattutto di informazioni. C’era il profilo dell’azienda, la piramide del posizionamento, lo scenario della concorrenza, la descrizione del prodotto, i vantaggi competitivi, la strategia aziendale, gli obiettivi, le aree no go … insomma, tutto quella che serviva per impostare qualcosa di coerente e sensato. O almeno per potersi dare degli imbecilli a ragion veduta se non ci si riusciva.

Poi i brief hanno iniziato lentamente a smagrirsi. Dapprima le piramidi sono diventate solo un patrimonio egizio (a proposito, ne ho rivista una poche settimane fa, dopo anni. Non ci potevo credere), poi lo scenario della concorrenza è impallidito fino a svanire, strategia aziendale e obiettivi sono diventati optional, le caratteristiche del prodotto, almeno quelle, sono rimaste. E così, senza quasi accorgercene siamo entrati nell’Era dell’Autobrief.

Il brief era ormai così smagrito che spesso era ridotto a una sola pagina … a spaziatura doppia e corpo 18, giusto per aiutare gli account ipovedenti. Un po’ di informazioni erano lì dentro. Qualcun’altra si riusciva a ottenerla dall’azienda. Ma, per lo più, si doveva scatenare il quizzone: Indovina il Brief. Così i buchi venivano riempiti con desk research. Oppure i più fortunati avevano una ricerca sullo stesso settore. Si chiedeva consiglio. Per lo più ci si sedeva attorno a un tavolo, ci si guardava in faccia e si cercava di fare qualche previsione o ipotesi non troppo strampalata.

In questa fortunata era, quattro, cinque, a volte anche dieci agenzie erano chiamate a ragionare e a formulare progetti su quel pezzetto di carta. E le aziende potevano così disporre di quattro, cinque, dieci risposte. Già … ma qual era la domanda?

Poi, all’improvviso, il brief è morto. Forse perché ormai indebolito e privo di sostanza, ci ha lasciati. La notizia è arrivata in una calda mattinata estiva, via mail e non più in una monumentale busta A4.

Il foglio (non posso chiamarlo brief e tra poco capirete perché) con cui il cliente forniva le informazioni sulla gara recitava – testualmente – così: “… Potremmo riportare altre informazioni ma in realtà crediamo che il modo migliore per capire chi è il committente sia quello di raccogliere informazioni e fare un sondaggio, nel mercato di riferimento e non solo, ottenendo così anche elementi rilevanti su come viene percepita (…) . Si tratta di informazioni utilissime per questo progetto …”

Quindi fare la ricerca di mercato (anche al mercato a questo punto), comprendere la percezione e stabilire, su queste basi, che tipo di obiettivi deve porsi il cliente e che progetto sviluppare per raggiungere questi obiettivi entrano tutti a far parte dello stesso pacchetto.

Il Brief è ufficialmente morto, estinto, kaputt … Benvenuti nell’era NO Brief (decisamente anche No Party perrché mi sembra ci sia ben poco da stare allegri). Ma le gare continuano a godere di ottima salute. Per forza, sono rimaste l’unica cosa gratuita a cui le aziende possono accedere sul mercato. Roba che se lo sapesse Monti si inventerebbe l’ICI sulle gare.

Però, come spesso accade con i cari estinti, proprio adesso che non c’è più, ci rendiamo conto che, in fondo, era bello avere il brief. Certo, richiedeva tempo per essere preparato adeguatamente, ma restituiva anche tantissimo:

- era un momento importante di riflessione e di confronto interno all’azienda perché obbligava a pensare e a condividere molte informazioni per essere completato

- serviva a fare il punto della situazione e fissava in modo chiaro le linee guida, almeno dell’anno successivo

- forniva all’agenzia (o alle agenzie) un quadro completo della situazione sulla base del quale impostare la strategia, e non solo la tattica, del progetto

- forniva un benchmark condiviso e oggettivo sulla base del quale confrontare le proposte risultato della gara (già, perché se la domanda non è chiara come valuto le risposte?)

Ohimé, inutile piangere sul toner versato. Ora il brief è estinto!

Ma forse …. non tutto è perduto. Pare che nelle foreste della Siberia sia stata avvistata l’ultima coppia di brief, magrissima, ma scampata al massacro. E allora, se tutti si mobilitano per salvare la foca monaca o il mitilinus perniciosissimus, non possiamo lanciare una mobilitazione dei manager aziendali per salvare il brief?

Vi prego, trovate quella coppia di brief. Accoglieteli, nutriteli, fateli ingrassare. E poi fateli riprodurre e regalate i cuccioli ai vostri colleghi delle altre aziende perché anche loro possano provare la gioia di allevare un brief sano, pasciuto, vivace, con il pelo decorato di piramidi, torte e istogrammi.

Sarete ripagati con l’affetto e la riconoscenza delle agenzie, con progetti migliori e più mirati, con minori perdite di tempo (vostre, del vostro team e di chi lavora sui vostri brief). E probabilmente anche dai risultati.

P.S. la gara del No Brief non è stata assegnata. Sorprendente!


Autore Alessandro Santambrogio - Liquid

I brand hanno bisogno di fan o di amici?


Qualche giorno fa Clyde McKendrick ha postato su Mashable questo interessante articolo in cui sintetizza molto bene alcune tematiche già trattate in questo blog, ovvero perché non basti più, per i brand avere fan. Devono invece iniziare ad avere amici, ovvero a interagire con le persone che li seguono.

Se, fino ad ora, la presenza su Facebook ha spesso avuto come obiettivo la creazione e la crescita di una community di fan, è anche vero che, molto spesso, queste community sono passive, a causa di un utilizzo monodirezionale dello strumento: poco coinvolgimento, pochi commenti, pochi contributi caricati come user generated content. Clyde usa un esempio illuminante: Starbucks ha 26 milioni di fan ma un suo recente post che parlava dell’iconica tazza rossa ha ricevuto un livello di interazione (rapporto tra le azioni eseguite e il numero di fan) dello 0,28% per i Like e dello 0,02% per i commenti.

Un caso raro? Direi di no. Basta fare un rapido giro tra le fan page delle aziende per misurare il livello di interazione. Aggiungo anche che, da un paio di mesi, Facebook permette anche di vedere quanti hanno condiviso il contenuto pubblicato. Una metrica in più da tenere d’occhio per capire l’interesse suscitato presso i propri fan dai contenuti pubblicati.

Ora è tempo di fare un salto di qualità e trasformare i fan in amici. Cosa significa tutto questo?

Un Social Network è innanzitutto un punto di incontro di persone. Ma quando un gruppo di amici si incontra, non parla di brand e di prodotti. Parla di interessi, di esperienze. Condivide le impressioni sull’ultimo film visto o sull’ultimo concerto a cui hanno assistito. Soprattutto, ogni gruppo di amici ha gli esperti tematici: quello che sa smanettare sui computer, il musicista che sa tutto sugli Stones o i Coldplay … insomma l’esperto il cui consiglio o giudizio ha più peso.

Troppo spesso sui Social Network i brand parlano di sé, dei propri prodotti, senza curarsi di cosa i propri fan vorrebbero invece ascoltare. Qualche giorno fa Pambianco Daily ha pubblicato la classifica della presenza dei brand moda su Facebook. Sto analizzando come interagiscono e ve ne parlerò in uno dei prossimi post perché credo che ci siano spunti interessanti.

Ma come possono i brand trasformare semplici fa in amici – ovvero in brand ambassador?

1) Ingaggiare i consumatori sui loro interessi: troppo spesso le aziende pensano che ai consumatori interessi quello che hanno da dire. Sbagliato! Quasi a nessuno interessa sapere che c’è una nuova pantofola col pelo. Ma a molti interessa sapere come tenere caldi i piedi. Quasi a nessuno interessa sapere che c’è un nuovo sugo per la pasta. Ma probabilmente a molti interessa avere un’ottima ricetta per cucinare una strepitosa cenetta a due. Trasferire il discorso dai prodotti ai valori e agli interessi fornisce un territorio molto più ampio e ottime opportunità di ingaggio. Per esempio si potrebbe partire da una discussione su come organizzare una cena molto seducente, iniziando a coinvolgere i fan con i loro ricordi e proposte, e, nello sviluppo della discussione, proporre la ricetta che utilizza il nuovo sugo.

2) Fornire riconoscimento e status: ogni essere umano prova orgoglio nel vedersi riconoscere un ruolo preminente. Una volta attivate le discussioni, è molto probabile che emergano persone più attive, o più esperte di altre. Identificatele e coinvolgetele, fornite loro un ruolo all’interno della vostra pagina o del vostro network. Diventeranno brand ambassador, amici veri del vostro brand, e coinvolgeranno anche i loro amici nelle vostre attività.

3) Offrire accesso esclusivo: Una volta identificati gli amici sarà possibile coinvolgerli in modo più profondo nella vita del brand. Già oggi, per esempio, Dainese coinvolge i motociclisti, attraverso i blog, nel test dei prototipi. Oppure è possibile fornire anticipazioni di prodotto, sconti esclusivi, accesso ad eventi (per esempio le sfilate o concerti o eventi sportivi sponsorizzati dal brand). Questo meccanismo non solo gratificherà gli ambassador ma motiverà altre persone ad attivarsi per raggiungere lo status e condividere gli stessi privilegi.

4) Incentivare e ricompensare la condivisione: la notorietà sul web si muove attraverso il passaparola, ovvero la condivisione. Ogni share sottopone il vostro messaggio a una nuova community di amici. Incoraggiare questo meccanismo significa aumentare la visibilità del brand. Offrite un premio ai primi dieci che condividono il vostro contenuto (ooviamente bisogna avere un contenuto valido …. ma questo è un altro tema), oppure che invitano un amico nella community.

Facebook, così come i Social Network in generale, non sono un catalogo elettronico in cui pubblicare foto di prodotti a raffica. Se voglio coltivare una community di fan mi sarà sufficiente agire in questo modo, ammesso di avere un brand forte e un prodotto con un minimo di appeal da far desiderare di diventarne fan!

Ma se voglio generare un’interazione più profonda e costruirmi un pubblico di amici – o ambassador – dovrò iniziare a utilizzare i Social Network per quello che sono: ambienti in cui generare e gestire conversazioni ingaggiando i consumatori su un territorio valoriale affine a quello del brand. Un po’ come si farebbe con il proprio gruppo di amici.

Autore Alessandro Santambrogio - Liquid


Innovando: quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare

...la classe non è acqua, impara l'arte e mettila da parte...e così via...

Non mi piacciono le frasi fatte.

...ma quando è troppo è troppo...azz...e continuo con le frasi fatte...

Dovrei mangiarmi la lingua.

Mi piace farti una netta distinzione: ci sono professionisti seri che lavorano e portano risultati...e basta! tutto il resto è "fuffa".

Quanti rischiano di perdere tempo e soldi in un mercato che gioca al ribasso?

Qualcuno è più furbo e non si fa investire dal vortice vorticoso.

Parlo di Andreas Voigt di Innovando. Figlio d'arte, lavora nel campo di marketing, pubblicità e comunicazione commerciale (e non) praticamente da quando è nato. Conosciutissimo nell'ambiente(non passa inosservato), "ibrido": siciliano da parte di mamma e tedesco da parte di papà ...è un connubio tra genuinità, schiettezza romagnola e rigore-serietà.

Un vero "mostro" di bravura...chi lavora con lui lo definisce un "drago"...fonte di ispirazione. Ti assicuro: Andreas è Andreas. L'ho incontrato, ci ho parlato. Autentico, vero, sincero, limpido e cristallino come una lastra di plexiglass spessa 4 cm.

Certo! perchè (oltretutto) doti di flessibilità e resistenza sono richieste per chi è e rimane nel settore come sta facendo Innovando.

E' facile scrivere una frase qualsiasi su un bigliettino da visita, più difficile è rispettare e mantenere la promessa che vanta il famoso "biglietto".

L'ho fatto anche io(mea culpa), leviamoci le travi dagli occhi per vedere le pagliuzze. Ostentare non paga. Il Clinte paga...ma solo se è contento! eh eh

La "maestria" di Andreas consiste anche nel circondarsi di validi partner e collaboratori...perchè se vali quello che dici lavori con lui e lavori da favola...altrimenti...

Innovando lo ripete da sempre...sul web(ma penso che valga anche altrove) il contenuto la fa da padrone..."the content is king"...azz ...ci sono ricascato con le frasi fatte...(mannaggia!).

Non servono proselitismi per chi non ne ha bisogno...(allora) perchè questo articolo? Mi piace raccontare: anzi consigliarti (voglio osare): se ti trovi vicino ad Andreas e parli con lui ascolta, fai tesoro delle sue parole come se ricevessi in regalo una pepita d'oro(da conservare in uno scrigno). Diventa umilmente portatore sano di un pochino di "Andreassite"...al meeting annuale di MIDA a Milano mi dice: "assorbire più che adattarsi" ...lo confesso: appena è andato a parlare con un altra persona ho annotato e scritto la sua citazione...eh eh..."prendi e porta a casa!".

Proprio ieri ammiravo uno dei suoi ultimi lavori per Tel&Co Partner in innovazione...già si parla di "clima sempre cortese, sereno e propositivo che traspare e ti coinvolge"...siamo già nel campo della "magia" di cui sempre parlo e scrivo.

La mia lettura è in chiave di rapporti umani: Innovando ha capito che un mix di competenza e umanità nel lavoro non guasta mai. Che sia il vero fattore differenziante nel futuro? stiamo a vedere.

Nel frattempo: quando la anormalità diventa normalità e quando l'impossibile diventa possibile...guardati bene intorno...potresti non vedere ma odore di Innovando di sicuro si.

Autore: Stefano Salerno

lunedì 28 novembre 2011

La macchina del cambiamento è inarrestabile, può rallentare o andare più veloce, fino a che c'è vita non si ferma.


All'interno delle Aziende, o meglio, nel più vasto ecosistema dove le Aziende proliferano, vecchie figure professionali si riconvertono e nuove figure nascono (prima sporadicamente e timidamente, poi come funghi nell'humus stratificato).

Parlo di Temporary Manager, un esempio eccellente è sotto gli occhi di tutti: Alessandro Santambrogio, passione, intuizione e concretezza in un mix equilibrato di buon senso e posatura comuincativa rassicurante.

Non ti nascondo il piacere immenso che provo ogni volta che scopro uno di quegli Ego autentici e forti che ultimamente ha decantato Franco Bolelli(filosofo pop moderno). Il massimo della personalizzazione fusa con il massimo della condivisione convergono in evoluzione; ritorna il binomio Me-We, Ego-Condivisione.

Assaggiando il frutto di una pianta puoi comprendere lo stato di salute e vigorosità delle radici e del fusto. Cultura di base forte, formazione classica, impostazione tecnica, impeto e volontà di "andare avanti" in una corsa continua e appassionata protesa a raggiungere la perfezione(che sia l'Amore di cui parla Bolelli?).

"Frutto" quindi...per me significa risultato; posso assicurarti che il fruttivendolo è felicissimo! tutto documentato ampiamente da riviste autorevoli del settore(DailyOnline, mediakey.tv, YouMark!, Pubblico-online, Pubblicità Italia, ADVExpress).

Il metabolismo ego+we sta producendo nuova energia. La strada del nuovo paradigma è questa? Domanda inutile! quando si inizia a volare le strade non occorrono più. Il movimento è liquido e si mischia in un ambiente liquido(un divenire dirompente e inarrestabile).

Alessandro ha intuito: da qui la nascita di Liquid "Marketing in ogni forma". Competenze, metodologie e capacità innata di intessere buoni rapporti umani. L'Azienda è fatta di persone, gli interlocutori sono persone...i fruitori finali sono persone. La scala gerarchica è morta e sepolta, in un rapporto paritario si ridefiniscono ruoli e processi funzionali agli obiettivi. La scala di valori viene risettata.

Siamo passati nell'arco di un secolo dall'essere obbligati a saper coltivare la terra all'essere obbligati a saper "coltivare" buoni rapporti umani. E' scelta di sopravvivenza!

In tutte le evoluzioni (co-evoluzioni) qualcuno (o qualcosa) si estingue e prende vita il "nuovo".

Alessandro parla di "Ottica trasversale e integrata" ...basta i compartimenti stagni. Fautore della comunicazione multicanale e dello sviluppo del content comunicativo con un occhio di "visone d'insieme". Bravo!

Mi piace ascoltarlo al telefono mentre parla di scomessa fatta insieme al Cliente/Partner.

Il progetto è nostro "...se ti muovi in acque burrascose e agitate non ci limitiamo a venderti un giubbino di salvataggio: ti diamo l'intero gommone, ti dico di più: saltiamo sul gommone insieme a te per affrontare rapide e spuntoni di roccia; quando necessario ci mettiamo a remare nella direzione giusta al tuo fianco..."; che goduria!

In questa metafora il senso di Headz Associati, studio nato nel giugno 2010, di cui Alessandro fa parte. Vera "fuoriserie" dalle ottime prestazioni che necessita di una buona officina e di un Team qualificato e competente. La macchina oliata e collaudata prende il via...

Entra nel "garage" ne trovi per tutti gusti, in un arcobaleno di colori non puoi restare deluso.

Bellissima anche la metafora del Gelato...personalmente amo il gelato e i gelatai(retaggio infantile). Preferisco il gusto Crema(Strategia di Comunicazione): denso, saporito, corposo...energia per i muscoli...benzina per il motore.

Adoro anche i maghi e gli spettacoli di magia: Alessandro è un "Mago", non nel senzo illusionistico del termine, lo definirei "prestigiatore di talenti". Ti mette la persona giusta nel posto giusto (al momento giusto: tempistica coaudivante). La magia si compie. Il trucco non c'è: solo maestria!

Tornando al gelato...a qualcuno può piacere la Fragola(Simona Denti), io preferirei definirla la spruzzatina di pepe sulla panna sopra il cono. Vera punta di diamante, "tipa tosta per tutti i gusti", determinazione e consapevolezza (altro Ego forte e autentico, Bolelli godrà come un pazzo! eh eh).

Non serve aggiungere altro: una sola presenza femminile in autofficina mi da garanzia di risultato sviluppato con efficacia ed efficenza, sempre ovunque e comunque.

Prego: la mia auto è uno scassone del secolo scorso, cosa si può fare?

Stefano Salerno

Web Designer

www.StefanoSalerno.it

+39 031.49.42.12

+39 328.29.32.241



giovedì 24 novembre 2011

NO FACEBOOK! Diciamo basta alla non comunicazione! FB sta creando generazioni di Mostri !


iCom sceglie di andare contro corrente e lancia una campagna di No a FB per la comunicazione tra aziende e pubblico. E' arcinoto ormai che il social network non rispetta le norme sulla privacy ne sull'uso delle fotografie postate, specie di quelle dei minori che sono a rischio continuo di violazione della propria immagine. Infatti il sistema italiano di FB non impone le restrizioni ai minori e non controlla nemmeno se chi si iscrive dice o meno la verità in merito all'età ed alle proprie generalità. Questo è inammissibile !
Inoltre questo social network nulla ha di utile per aziende o professionisti, contribuendo, al contrario, a fomentare confusione mediatica e aspettative inutili e inaffidabili nel settore delle statistiche. iCom quindi, esorta tutti a non partecipare a FB ed anzi a chiudere i propri profili MiPiace per protesta contro il menefreghismo dimostrato dall'azienda verso le norme italiane!

domenica 20 novembre 2011

Legge di stabilità 2012 - I contenuti in breve

Un riepilogo delle principali novità del provvedimento:
burocrazia zero in tutta Italia a partire da gennaio: per tutte le istanze ha valore il silenzio-assenso;
abolizione dei certificati, compresa la regolarità contributiva, per tutti i rapporti con la Pubblica Amministrazione e con le società di gestione dei servizi pubblici;
taglio dei contributi per i contratti di apprendistato da parte di imprese con meno di 9 addetti;
possibile esclusione dall'Irap delle somme pagate come incentivo alla produttività;
meno obblighi nella tenuta dei libri per le imprese in contabilità semplificata che utilizzano solo mezzi di paramento tracciabili;
semplificazione per il collegio sindacale;
aumento delle spese di giustizia per i ricorsi in appello e in Cassazione;
conferma dell'innalzamento dell'età per la pensione di vecchiaia per tutti dal 2026;
piano di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico per ridurre il deficit;
vendita dei terreni agricoli dello stato e degli enti locali con prelazione per i giovani agricoltori;
liberalizzazione per i servizi pubblici locali.

Manolo Dott.Valori

Direzione Generale

Servizi Impresa

- E-mail: manolo.valori@servizimpresa.org

- Visit : www.servizimpresa.org

Skype: servizi_impresa


mercoledì 16 novembre 2011

Sicurezza nei luoghi di lavoro: spazi confinati

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 260 dell'8 novembre 2011 è stato pubblicato il DPR 14/09/2011, n. 177 recante: “Regolamento per la qualificazione
delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinanti, a norma dell'articolo 6, comma 8, lettera g), del
decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81.
Il provvedimento introduce misure di innalzamento della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori che operano in ambienti sospetti di
inquinamento o con possibile presenza di gas (c.d. “ambienti confinati”) quali silos, cisterne, pozzi, cunicoli e simili, al fine di predisporre strumenti
maggiormente efficaci di contrasto degli infortuni in tali contesti lavorativi.
Pertanto il datore di lavoro dovrebbe elaborare un’analisi nella propria azienda per valutarne il rischio.
Per maggiori informazioni

Manolo Dott.Valori

Direzione Generale

Servizi Impresa

- E-mail: manolo.valori@servizimpresa.org

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Skype: servizi_impresa


lunedì 14 novembre 2011

Comunicazione commerciale strategica. Cos'è?

Ponila come vuoi, scrivere un messaggio pubblicitario riporta sempre lo stesso scopo: comunicare alla committenza al fine di persuadere all'acquisto.

E' sempre un atto persuasivo, cambiano, le tecniche i canali e i contesti. Il convincimento all'azione rimane. Con-vincere, vincere insieme. Chi scrive ha un vantaggio, chi legge ha un vantaggio.
E' un atto creativo.

Ultimamente è stato messo l'accento su semplicità ed efficacia della comunicazione commerciale, sopratutto riguardo ai messaggi veicolati lungo i nuovi mezzi digitali.
Si parla di realtà aumentata, tecniche miste e non convenzionali. Uso sapiente del mix esperienza urbana off line e social networking on line. Eventi reali e virtuali si mischiano e si supportano a vicenda.

Rimane un convinzione: nonostante l'esplosione del mezzo internet e il moltiplicarsi di dispositivi e strumenti, le persone preferiscono i rapporti umani diretti. Sguardi, sangue e sudore.
Rapporti amicali e simpatia vera. Esperienze positive costruttive condivise.

“La migliore pubblicità è quella che non sembra tale”...è un esperienza dal gusto positivo e dal ricordo positivo. Il cervello rilascia fattori neuro auto-potenzianti.

Sorriso e felicità vanno d'accordo con le vendite, le persone felici comprano, consumano e spendono. Il PIL ringrazia!

Perché la comunicazione commerciale diventa strategica? L'informatizzazione spinta ha ridotto il GAP, i venditori hanno perso il vantaggio di farsi saputelli. Capita che chi compera, alle volte, ne sappia in egual modo o di più di che vende!

Si cerca allora di coinvolgere e rendere compartecipe il potenziale acquirente. Il consumAttore.

Teatro e buon cinema stanno avendo successo a scapito di televisione e palestre di body building.

I pubblicitari si inventano nuovi percorsi esperenziali efficaci e più o meno duraturi.
E' un continuo proporre e sperimentare. Da “the blair witch project” in avanti ci stiamo sbizzarrendo!

Il futuro: difficile immaginare.
Fino a 20 anni fa avresti pensato che facebook sarebbe diventata la piazza più grande al mondo? O che Google sarebbe diventata la polizia del bit-network?

Stefano Salerno

venerdì 11 novembre 2011

FAN BASE VS FAN:CHI VINCE?

Nonostante l’uso dei social network sia lo strumento di marketing più in voga; tutt’ora accade che i manager delle aziende discutano tra di loro su come si possa quantificare il valore economico dei fan della propria azienda su Facebook, tale dibattito acquista ancora più importanza tenendo conto dei costi che questo strumento comporta.
Certo,i manager non andranno a calcolare il valore del singolo fan perché sarebbe come se si volesse calcolare il valore per ogni televisione accesa durante la pubblicità quindi per dare una giusta valutazione a questo delicato argomento vi consiglio di tenere d’occhio alle 5 regole stilate da un brand strategist ed esperto di marketing management di fama internazionale come Oliver Blanchard pubblicate su Social Media Analytics Italia, questi 5 punti dicono che:
1. Il valore di un ‘fan’ non equivale al costo di acquisizione di quel ‘fan’
2. Il valore di un ‘fan’ è relativo alle sue abitudini di acquisto e all’influenza che ha nelle abitudini degli altri
3. Il valore di ogni ‘fan’ è unico. Non è possibile assegnarne uno arbitrario e comune a tutti i propri ‘fan’ in quanto i loro consumi non sono equivalenti
4. Il valore di un ‘fan’ è flessibile. I comportamenti di acquisto di ogni singolo fan cambieranno nel tempo, non resteranno sempre gli stessi
5. Se il valore di un fan può variare radicalmente da mese a mese e da persona a persona, è facile immaginare quanto possa variare da brand a brand e da prodotto a prodotto
Se queste tesi portano ad un conclusione che condivido – ovvero che il valore di un fan non sia calcolabile – non conviene quindi ragionare a livello di singolo fan ma concentrarsi sul valore della fan base che permette di intraprendere sia decisioni strategiche che budgettizare le attività da destinare ai social network
Quindi per sapere quale strategia social bisogna attuare per ottenere una certa fan base bisogna sicuramente inserire un'altra metrica ovvero il costo di acquisizione delle fan base, per esempio calcolando il costo delle campagne Facebook Ads.
In questo tipo di valutazioni risulta chiaro che i costi per l’azienda sono a grandi linee di tipo qualitativo e di tipo quantitativo:
a livello qualitativo l’azienda supporta costi di strategy e definizione dello storytelling, progettazione e creazione dei contenuti (testuali, fotografici, video), coordinamento e community management, change management, CRM, assistenza cliente e via dicendo, alcuni dei quali aumentano evidentemente proprio in funzione della grandezza della fan base
a livello quantitativo l’azienda supporta costi di acquisizione di fan prevalentemente tramite investimento media, che da un lato aumentano la scala dei costi qualitativi (diverso rispondere a una o cinquanta persone al giorno su Facebook, diverso risolvere uno o dieci problemi), e dall’altro lato impattano in maniera consistente sul valore che gli investimenti qualitativi producono.
Quindi tenendo conto di questi due fattori si capisce subito come non sia misurabile il valore di un fan o della fan base quando si escludono dalle decisioni aziendali gli investimenti economici e soprattutto la qualità del lavoro dell’azienda a livello qualitativo.
Un'altra fattore da considerare è la precisione con cui si va a colpire il target di riferimento attraverso ad esempio i Facebook Ads: si possono avere 50000 fan ma bisogna poi vedere quanti di questi sono “in target” perché una cosa è averne il 50% ed un’altra averne solo il 20%.
Quindi in conclusione possiamo affermare che essendo la fan base composta da persone non si può dare un valore economico ad essa perché sappiamo tutti che siamo imprevedibili.
Quindi cari manager vi consiglio vivamente di non fare previsioni di vendite nel breve termine tenendo conto solo della fan base.
Concordate con me?


Otino La Palombara
Copywriter & Digital Pr
Dati registrati dal 15/04/2011