venerdì 28 ottobre 2011

TANGO-JAZZ. UN ESPERIMENTO AL TEATRO VERDI DI POROTTO.



Il tango, attraverso le molteplici espressioni che questo festival ci sta offrendo, diventa realtà tangibile e distaccata dalle semplici e banali rappresentazioni che fino ad oggi lo hanno reso esclusivamente stereotipo di erotismo e passionalità.
C'è molto di più e grazie alla visione del film documentario “Ad occhi chiusi” proiettato domenica 23 ottobre presso la sala Boldini, abbiamo la prova che questa magnifica danza viene usata sperimentalmente in ambito medico per aiutare persone malate di Parkinson o non vedenti, oltre che essere un’ottima terapia personale. Il contatto fisico che richiede comporta un aumento del benessere, delle capacità relazionali e sessuali, oltre ad un perfezionamento dell’ascolto interiore e reciproco nella coppia danzante.
Una pellicola che descrive l’emozione, un mondo dipinto a sfumature particolari che si apre dentro e grazie a questa disciplina.
Il film-documentario è solamente uno dei magnifici spazi regalati dalla 3’ edizione dell’international Ferrara tango festival, che questa domenica ci proporrà uno fra i pochi esperimenti in iItalia in cui il tango incontra il jazz; ovvero musiche apparentemente differenti, ma in realtà simili per molti aspetti, si fonderanno in un grandioso concerto che si terrà domenica 30 ottobre al Teatro Verdi di PoRotto. Questi fenomeni musicali, all’udito molto distanti, in realtà hanno più di una caratteristica in comune in quanto nati negli stessi anni, nello stesso continente e soprattutto come sfogo di popoli emarginati e socialmente esclusi.
Ricordiamo che il jazz nasce negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo nelle comunità di schiavi, e così il tango come forma artistica si concretizza (anche se in realtà è abbastanza inscindibile dalla storia di Buenos Aires) sempre alla fine del XIX secolo in Argentina, nelle comunità di emigrati.
Il Teatro Verdi ospiterà il concerto del Marcello Sebastiani Trio, adatto a tutti i tipi di pubblico, in cui il jazz si fonderà al tango in un insieme di suoni ed emozioni che daranno una voce nuova a questo insegnamento.

Marcello Sebastiani TRIO propone tre affermati musicisti , che hanno già condiviso esperienze significative, sia in sedute di registrazione discografica sia in concerti internazionali. In questa occasione la formazione presenta un un programma musicale in cui ritmi e sonorità jazzistiche si fondono ad armonie e melodie che hanno nel vasto repertorio della musica caraibica, e in particolar modo in quella argentina, al Tango, il riferimento piu’ prossimo. Oltre a qualche accenno agli ultimi lavori di Sebastiani ( “ Desiderio” Splash Records CDH 904.2) il repertorio strizzerà l’occhio alle sinuosità del Tango nell’ incontro con l’ idioma jazzistico, connubio non molto usuale e per questo ancor piu’ eccitante come dimostra il bel Lost Tango che Cich Corea scrisse per la scomparsa di Piazzolla e che Sebastiani riproporrà nel corso della serata del 30 Ottobre. La già sinuosa My One and Only Love acquisterà qualcosa di ancor piu’ suadente vestendo l’incedere ritmico del tango e Oblivion, che di Piazzolla resta uno dei brani piu’ noti, si tingerà di venature afroamericane. Per una sera, A Media Luz cederà la tradizionale ed usuale collocazione tra le hit del repertorio tanguero per ondeggiare tra lo swing e l’improvisazione. Non di meno un Foggy Morning che di Sebastiani porta la firma, troverà giusta collocazione tra i brani della serata, una composizione ispirata al tango che, per varie ragioni, non ha mai trovato spazio in un suo lavoro discografico e che nella serata del 30 ottobre sarà dedicata all’organizzazione temeraria : Tango & Jazz.

Tutto ciò aprirà la strada ad un’altra iniziativa proposta all’interno del festival che comincerà domenica 6 novembre: il corso di musicalità tenuto dal maestro Hugo Aisemberg, durante il quale verranno proposte lezioni di ascolto e comprensione della musica del tango, per capire ed entrare meglio nella realtà di questa disciplina artistica e non solo, adatto a tutti anche per scoprire la bellezza e il piacere che la musica ci può offrire.
Un ringraziamento tutto speciale va fatto al FerraraJazzClub che ha permesso la realizzazione di questo speciale evento dedicato al tango-jazz e che si propone di attivare in futuro una serie di altri incontri musicali di questo genere, certamente innovativo ed interessante per un nuovo pubblico di amanti del jazz.
Per tutte le informazioni sullo spettacolo previsto domenica 30 ottobre è possibile contattare la segreteria del festival al 347.0455351 oppure dal sito www.tangote.it.

foto: Marcello Sebastiani.

FERRARA, 16/9/2011
Redazione iCom ONP
Uff. Stampa di TangoTe ed International Ferrara Tango Festival
0532.470561 - 392.9114000
www.icom-noprofit.it


Marketing: dal Paradigma Evolutivo al Paradigma Involutivo

Falsi Miti, Leggende e antichi Archetipi ritornano come il cacio sui maccheroni.

Tutto scorre in maniera ciclica e i modelli, tanto sono più antichi e ricalcati nella storia, tanto più frequentemente si ripresentano.
Certo: rivisti, rivisitati, lucidati e messi a nuovo. Ma stai pur certo: tornano sempre.
La Madre Terra ritorna, i Cinesi ritornano e adesso ci si mette anche l'invasione dei Marziani.
Mentre il mondo si muove, si trasforma e il processo osmotico compie lo sforzo energetico, c'è chi preferisce discutere ancora della WE(R)Evolution.

Mentre sulla cima degli alberi l'aria è fresca e pulita, e si discute tranquillamente come se si fosse in un salottino tranquillo di epoca vittorina; c'è chi, nel sottobosco un pò adombrato è passato all'azione(Start-up digitali)

L'humus fertile e zozzo sperimenta nuovi percorsi esperenziali.
We-consulting, outsourcing e crowdsourcing. Tutto si trasforma e nulla si distrugge.

Se ti sei reso conto delle castronerie che ho scritto fino ad ora; adesso ti parlerò di cose concrete:
Il punto di svolta è chiaro: nell'aprile 2009 l'ONU ha sancito "Madre Terra" soggetto giuridico.(risoluzione A/RES/63/278)
Il tenore di vita del cittadino occidentale diventa negoziabile. La ricchezza nei continenti si ridistribuisce.
Basta guardare gli investimenti in Marketing per rendersene conto: nei continenti Europeo e Nord Americano diminuiscono, per aumentare in quello Africano e Asiatico.
C'è chi ha deciso di frenare il processo dirompente, adattivo e inarrestabile di osmosi(anche attraverso l'uso di pallottole). Altri preferiscono usare l'intelletto, ma fattene una ragione: la povertà dilaga nei paesi occidentali e la miseria viene esportata nei paesi in via di sviluppo.

Qualcuno disse un volta in un'intervista(un politico credo): "sono stati 7 anni di vacche grasse adesso arrivano 7 anni di vacche magre".
Bhè: mi vien da dire: "sono stati 70 anni di vacche grasse ora arrivano 70 anni di vacche magre".

Ciò non è male: Leonardo da Vinci è figlio della povertà.
Tutto converge nel processo evolutivo, il paradigma prende forma.
Come al solito la sfortuna di molti farà la fortuna di pochi eletti.
Parallelamente all'evoluzione sociale, culturale ed economica, assistiamo all'involuzione di chi non vuole o non può comprendere.
Il marketing di PMI sarà espressione del desiderio della maggioranza.
Mentre le grosse imprese "giocano" a fare i duri con istituzioni varie, nel sottobosco c'è vita!
Mentre nei Media dediti al broadcasting trasuda l'altezzosità di personaggi che hanno fatto il loro tempo, in rete si intesse la maglia che vedremo in futuro.
I tre moschettieri e dartagnan stanno preparando la loro rivoluzione!
Non è necessario portare le prove di quanto scrivo. Presto il tempo darà le ragioni a ognuno.

--

Stefano Salerno

Web Designer

www.StefanoSalerno.it

+39 031.49.42.12

+39 328.29.32.241

lunedì 24 ottobre 2011

Industria e design insieme per spiegare il valore del made in Italy al mercato internazionale

Ancora interessanti applicazioni di strategie di comunicazione a dimostrare come lo sviluppo del made-in-Italy sui mercati internazionali può trovare nuove forme di espressione e può offrire alle piccole imprese dotate di innovazione, creatività, tradizione, lo spunto per presentarsi con una luce diversa dalla concorrenza.
Un primo esempio viene da un grande marchio universalmente riconosciuto, come Ferrari; un secondo esempio viene da Società Italia, impresa attiva nel settore della moda e concentrata sul mercato russo.
Indipendentemente da dimensione e notorietà, sono le logiche alla base delle iniziative che sono comuni e che dovrebbero far riflettere sulla capacità delle imprese di attirare l'attenzione, l'interesse, la passione della clientela, sì da sviluppare nuovi modelli di business che "comprendono" l'approccio commerciale ma vanno oltre coniugando eccellenze e momenti di incontro.
Ferrari ha supportato il progetto Cities of Tomorrow, del Royal Institute of British Architects che ha sviluppato un'iniziativa rivolta a studiare e ipotizzare motivi stilistici che possano rappresentare gli ambienti urbani del futuro. Ferrari ha voluto evidenziare la sua eccellenza nel campo dell'ingegneria automotive, proponendo motivi stilistici che si rifanno a elementi e componenti tecnici (dalla produzione stradale al mondo delle corse), con cui influenzare le future strutture architettoniche.
Un approccio decisamente innovativo in termini di comunicazione, che vede articolarsi - dietro alla vetrina (per gli interessati si tratta del Ferrari Store di Londra, esposizione fino al 29 maggio) - un processo di accurata analisi della personalità e del profilo del proprio target, per arrivare a "colpire" il suo gusto, il suo immaginario, il suo potenziale emotivo che possno così esprimersi attorno al prodotto, di per sé certamente valido ma spesso a rischio di omologazione d'offerta o di semplice concorrenza.
Società Italia, di cui abbiamo avuto già modo di parlare su queste pagine, ha sviluppato un altro concept con cui caratterizzare il suo ruolo di mercato e la sua immagine sul mercato d'elezione. Partner della prima edizione della San Petersburg Design Week, in programma dal 25 maggio al 1° giugno, Società Italia si presenta in un contesto molto particolare con una duplice veste, di "addetto ai lavori" con una sfilata sul tema moda bambino e di "portatore di valore italiano" con una conferenza sull'arte del vetro soffiato di Murano.
L'impresa si concentra ancora una volta sulle relazioni culturali fra Italia e Russia, suo mercato d'elezione, cavalcando l'onda lunga dell'anno della lingua e cultura russa in Italia e della lingua e cultura italiana in Russia, sviluppando una sensibilità di mercato che va a supporto e beneficio del sistema di relazioni (e quindi dei contatti) esistente fra i due mercati. Il 1° giugno, peraltro, in Russia si celebra la festa nazionale russa per la difesa dei bambini.
Il progetto è stato patrocinato dal Comitato della Cultura del Governo di San Pietroburgo, dal Consolato Generale d’Italia, dall' ICE-Istituto Nazionale per il Commercio Estero, dall' IIC-Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo.
Dal punto di vista delle logiche di mercato, dietro a questa presenza c'è anche qui uno studio e una valutazione sul target, sugli stakeholders, sul momento di mercato, tale da offrire all'impresa un percorso parallelo rispetto alle tradizionali forme di promozione commerciale e di comunicazione.

I due esempi, apparentemente lontani per settore e per iniziativa, sono accomunati dalla capacità delle imprese di interrogarsi sul loro ruolo rispetto ai mercati in cui vi sono maggiori margini ed occasioni per esprimersi. Dato per scontato che il ruolo di un'impresa è di matrice commerciale, che questa deve gestire efficacemente un conto economico e che deve dotarsi di risorse e strumenti per gestire al meglio le dinamiche di mercato, in un contesto così fortemente strutturato e decisamente appiattito, l'eco d'immagine rispetto a iniziative di particolare e mirato interesse, la connotazione di un brand rispetto a eventi, momenti, luoghi importanti, possono offrire risultati eccellenti.
L'analisi delle condizioni ambientali esistenti attorno all'offerta e alla presenza dell'azienda rimane una strategia cruciale, per lo sviluppo della quale il piano marketing internazionale non sempre viene attrezzato. La stessa scelta di una location all'interno della quale dare evidenza a quei particolari risulta essenziale, perché contribuisce a giustificare e sostenere la scelta di posizionamento nei confronti del target individuato.
Il posizionamento così progettato e realizzato va poi inteso come base operativa per accogliere, seguire e assistere gli utenti, perché questi si possano poi trasformare in clienti e testimonial del valore che l'impresa può esprimere.
Una logica semplice ma decisamente innovativa, rispetto agli standardi tipi di mercato, che ci sentiamo di suggerire a quelle imprese sensibili al rapporto di qualità con il mercato, attente e predisposte a investire su un programma stabile di sviluppo.

Davide Diurisi

MITO Srl Business Development&Consulting

www.mito.org.uk - Mail: management@mito.org.uk

Tel. +39/ 0832/ 33.12.05


Perché un'impresa globale e un imprenditore che guarda su scala internazionale? Riflessioni dal caso Richard Branson

Globale o locale ? Internazionale o tipico ? Il brand, l'azienda, il prodotto, possono assumere connotati profondamente diversi a seconda che la scelta cada su un contesto molto ampio oppure uno molto circoscritto.
Molto spesso si da un riferimento "geografico" alla dimensione di un business o all'eco che un prodotto deve generare sul mercato; ma non sempre geografia e modello di business vanno di pari passo, perché la scelta di sviluppare un'impresa dovrebbe tenere conto di una moltitudine di fattori, diversamente combinati fra loro e capaci di generare iniziative di interesse locale così come iniziative di interesse globale.
Questo rappresenterebbe l'ideale per un imprenditore, capace quindi di articolare la sua iniziativa contemporaneamente a pochi km dalla sua sede così come a enormi distanze.
Tuttavia oggi, in un'economia tremendamente veloce che richiede sempre maggiore capacità di adattamento al clima sociale che a sua volta evolve a gran ritmo creando difficoltà nel prevedere e nel pianificare, l'imprenditore dovrebbe poter ragionare con una mentalità globale, con cui intercettare input provenienti da un'ampia area (questa volta anche geografica) di riferimento.
Essere capace di scrutare l'orizzonte delle innovazioni, essere capace di individuare i gusti di generazioni che prima non si esprimevano allo stesso modo, essere capace di impersonare un'ideale di leader carismatico, essere capace di anticipare i tempi, essere capace di convincere gli investitori: queste credenziali sono oggi alla base di una formula di successo che va oltre il saper produrre o progettare. Una formula che è stata sapientemente interpretata da uno come Richard Branson.
Ma chi è questo eclettico personaggio-imprenditore inglese, insignito nel 2000 dell'onoreficenza di Cavaliere Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico? Osserviamo dalla sua storia il ragionamento appena fatto, per un reverse engineering concettuale da cui trarre conclusioni o riflessioni sul modo di fare impresa.
Poco più che ventenne (siamo nel 1972) Richard Branson arrivava con la Virgin Records, un'intuizione che vede nella scelta del brand l'idea del "assolutamente nuovo", a confermare che c'era una nuova generazione che voleva esprimersi e trovare strumenti di confronto per svolgere un ruolo sociale. Il passo successivo fu la vendita dell'etichetta, ormai diventata famosa per aver messo sotto contratto cantanti e gruppi internazionali, alla EMI (Electric and Musical Industries, storica etichetta discografica, con sede a Kensington) per 550 milioni di £., prontamente utilizzate per finanziare la nascita della compagnia aerea, la Virgin Atlantic.
Da allora ad oggi Branson ha caldeggiato personalmente e sempre in prima linea una serie di iniziative con cui differenziare il business andando sempre incontro - o anticipandole - alle esigenze dei consumatori, creando per loro formule innovative, accattivanti, piacevoli anche nella stretta dei principi economici e finanziari che generalmente limano i picchi di creatività o innovazione degli imprenditori.
Pochi giorni fa Branson ha varato la sua ultima intuizione imprenditoriale, creando il primo "spazioporto" nel deserto del New Mexico con l'obiettivo di far partire i primi turisti spaziali fra il 2012 e il 2013, ma - soprattutto - occupare per primo il mercato che presto sarà argomento di attualità su scala globale, facendo con "Virgin Galactic" esattamente come 40 anni fa con la Virgin Records.
Branson ha inaugurato l'edificio, progettato da Norman Foster, vestito con una tuta sportiva nera e gli ha lanciato contro una bottiglia di champagne dopo essere sceso da una terrazza accompagnato da alcuni equilibristi.
Quindi perchè tendere verso un modello di impresa globale e perchè l'imprenditore in continuo viaggio alla ricerca di spazi e soluzioni di un mercato sempre più internazionale ? Probabilmente perchè per innovare e per arrivare primi bisogna scrutare l'orizzonte con l'ambizione di ricchezza di un pirata e la capacità di un comdante, perché l'impresa possa vincere la resistenza delle contrazioni finanziarie e i flutti dei competitors. Perché l'idea di una persona intelligente può sempre valere oltre un asset da far finanziare e perchè l'imprenditore rimane sempre la persona in cui il consumatore vuole identificarsi, leggendo di lui o sognando di lui come di un personaggio e non come di un semplice biglietto da visita.
Il mercato globale ha ancora tanto da dire, abbiamo una scarsa conoscenza delle sue dinamiche e della sua geografica, ma anche degli strumenti con i quali poter arrivare primi, esprimersi e costruire se non uno "spazioporto", quantomeno un format innovativo !
Davide Diurisi

MITO Srl Business Development&Consulting

www.mito.org.uk - Mail: management@mito.org.uk

Tel. +39/ 0832/ 33.12.05


venerdì 21 ottobre 2011

TERZO SETTORE. LA COMUNICAZIONE RESPONSABILE COMINCIA DAL NORD-EST.


Quando si tratta di comunicare, ognuno di noi trova sempre modi e maniere differenti per attivare quel processo di visualizzazione personalizzato chiamato "gestualità". Dai primordi umani, questo comportamento ha portato l'uomo all'evoluzione della propria specie, tuttavia in questo moderno 2011, sembra esserci qualcosa che non funziona proprio come dovrebbe.
Basta guardare alle normali attività giornalistiche quotidiane per rendersi conto che mai come in questo momento, quello che esce dalle pagine dei giornali o dalle videate dei TG è propriamente falsato, per dirla in una parola.
Falsato per odiens...oppure per comodità politica...o anche per interessi commerciali...comunque è falsato.
Un rosso diventa un arancio scuro, e la Luna, come dicevano i nostri nonni, diventa "un pezzo di formaggio...".
Il problema è che c'è chi ci crede davvero.
Se entrate in una scuola superiore e chiedete agli allievi che si diplomeranno nel 2012, dove si trova Buenos Aires, il 50% non ve lo dirà...se chiedete chi è l'attuale portiere del Milan, il 100% lo sa!
Cosa non funziona nella comunicazione moderna?
E' per dare una risposta a questa domanda, che è nata pochi mesi fa iCom ONP, una organizzazione noprofit interamente dedicata alla comunicazione sociale responsabile ed alle sue diverse diramazioni.
Una piccola realtà, certo, ma sufficientemente agguerrita e competente per dare una mano a quelle realtà di advertising e comunicazione classica, che vogliono uscire dal torpore della solita carta stampata inerte e che nessuno più guarda come un tempo.
iCom è una associazione noprofit e come tale agisce sul territorio nazionale reclutando anche giovani professionisti del settore con adeguato titolo di studio e un minimo di esperienza, che abbiano finalmente il coraggio di muoversi e dare una scossa definitiva a questo sistema "vecchile", passatemi il termine, che sovrasta le attuali agenzie di comunicazione.
Non è più ammissibile, nel 2011 vedere in una convention nazionale, titolari di agenzie che hanno un'età media di 65 anni, ancora a capo della poltrona; con quali occhi queste persone vedono il futuro della comunicazione che si evolve ogni 6 mesi ?
A conti fatti questi signori sono indietro di almeno 100 anni sulle future evoluzioni del marketing; eppure i tromboni come loro sono sempre saldamente al loro posto, ancora una volta per motivi che nulla hanno a che vedere con la vera materia professionale. E i nostri futuri comunicatori ? Fanno volantinaggio...se ci riescono.
Utile per farsi gavetta...ma non definitivo per essere sulla strada del successo.
iCom ha un sito, www.icom-noprofit.it, nel quale potrete vedere tutte le intenzioni associative e che speriamo sia di utilità per qualche giovane imprenditore di se stesso che intenda finalmente muoversi per dare un motivo alla sua esistenza ed alla sua laurea.

ph.: dott.ssa Mariangela Fontana, Presidente di iCom ONP. ph by Fabio Mantovani, © 2010-11.

FERRARA
Redazione iCom ONP
Uff. Stampa di MissPoP170
0532.470561 - 392.9114000
www.icom-noprofit.it

FERRARA CAPITALE FASHION A DICEMBRE: CONTEST UNICO NEL SUO GENERE. LE MISS UNDER 170 SI CONTENDONO IL TITOLO NAZIONALE.


Salviamo la nostra bella Italia...salviamo le tradizioni...salviamo anche la gastronomia...ma come si fa a dimenticarsi di salvare le Italiane ?
Ci ha pensato un manipolo di comunicatori del nord-est che con una mossa astuta e unica nel suo genere, ha inventato di sana pianta un contest di bellezza ed abilità per ragazze; fino a qui nulla di nuovo, se non fosse che le ragazze del caso, devono necessariamente essere under 170 cm di altezza!
L'idea che sembrava balzana e poco fruibile all'inizio, dopo un paio di anni è già alla ribalta nazionale anche se gli sponsor ufficiali tardano sempre un po' a farsi vedere per la classica diffidenza italiana.
Ma le tante ragazze poco diffidenti e molto operative, hanno preso la palla al balzo e si sono iscritte al contest 2011 in ben 53 esemplari provenienti da ogni parte d'Italia.
Detto e fatto, le preselezioni hanno portato alla ribalta 10 sole ragazze scelte dalla direzione della produzione del contest capitanata dal producer e regista Luca Martini di Videomedia produzioni e dal mese di maggio votate sul web fino a metà settembre.
Risultato enorme inaspettato ed i numeri parlano chiaro: 25mila visite estive sul sito ufficiale www.misspop170.it, 168 votanti convalidati dalla sezione del concorso, che hanno decretato la reginetta del 2011 che verrà ufficialmente resa nota il 3 dicembre prossimo durante la serata di gala e beneficienza organizzata da iCom comunicazione no profit di Ferrara.
La serata organizzata come fashion dinner ad invito avrà anche il benefico compito di raccogliere fondi per le attività vitali dell'associazione Anmic di Ferrara, da molto tempo valido aiuto per tutti i disabili del territorio che si battono ogni giorno per il loro diritto riconosciuto di esistere e poter essere considerati individui socialmente utili al pari degli altri e con una marcia in più!
Ospite dell'evento sarà la direttrice della Vivid Art Gallery di NewYork Viviana Poello, che porterà con se due opere di artisti internazionali di fama, per un asta di beneficienza al fine di raccogliere i fondi necessari ad Anmic per continuare la sua operta territoriale sostenuta anche dai professionisti di iCom ONP, l'associazione no profit per la comunicazione responsabile che ha sede a Ferrara, artefice della serata insieme a Videomedia produzioni ed altri partner di grande prestigio come Ascom Ferrara.
Le 5 finaliste in gara, saranno protagoniste ammiratissime con gli abiti di Atzori SaBellesa nei toni rosso e nero del tango, con le coreografie di Rita Grasso e dell'associazione TangoTe per la diffusione della milonga in Italia.
Evento raffinato dai profumi emiliani con un tocco di fashion della direzione artistica del producer Luca Martini: "...stiamo lavorando moltissimo per questo evento su Ferrara per la riuscita migliore possibile per tutti...le ragazze...Anmic...iCom...TangoTe...Ascom...e tanti partner piccoli e grandi che ci stanno sostenendo...orchestrare così tante realtà differenti sul territorio non è un impresa facile...ma ci riusciremo...", racconta Martini.
La giovane presidente di iCom ONP segna il passo sulla creazione dell'associazione: "...iCom vuole diventare un faro nella costruzione professionale etica e responsabile di tutto quanto sia comunicazione in questo paese...alla luce delle mancanze del legislatore in tal senso, l'unica via di scampo per comunicare eticamente un evento o una impresa è solo questo...crediamo fermamente che la comunicazione sociale sia il prossimo traguardo per i giovani del prossimo futuro professionale...il terzo settore è destinato ad essere prevalente sugli altri due...quindi diamoci da fare...", racconta la dott.ssa Mariangela Fontana, giovane ma determinata presidentessa di iCom.
Tutte le notizie sul prossimo evento MissPoP170 del 3 dicembre sul sito ufficiale www.misspop170.it oppure sulla pagina di iCom, www.icom-noprofit.it.

ph.: le 5 finaliste del 3 dicembre. Le dieci scelte di inizio concorso.

FERRARA
Redazione iCom ONP
Uff. Stampa di MissPoP170
0532.470561 - 392.9114000
www.icom-noprofit.it

Social Media:La Presenza vince sui Social Ads

Dopo aver parlato del uso che le aziende fanno dei social network per il reclutament oggi vi voglio parlare di un altro aspetto importante di questo rapporto e cioè della presenza delle aziende nei social e della pubblicità dei propri brand all’interno di questi strumenti di comunicazione.
Oggi giorno anche le grandi aziende stanno dando sempre più importanza al ruolo dei social all’interno delle proprie strategie di marketing visto anche la grande visibilità globale che si ha utilizzando questi new media.A conferma di questo utilizzo a luglio 2011 Microsoft Advertising e Advertiser Perceptions hanno effettuato una ricerca di mercato intervistando i marketers di sei nazioni a livello mondiale(Brasile Canada,Regno Unito,Stati Uniti,Francia e Singapore) e ne è venuto fuori che il 74% delle aziende dà più importanza alla presenza del proprio brand su facebook mentre il 57% di loro ritiene più importante investire nei face book ads.
Per quanto riguarda Twitter (che sta ottenendo sempre più consensi tra gli utenti del web anche per l’uso che se ne fa per tematiche sociali come le guerre in medio oriente); la ricerca ha evidenziato una differenza minore tra le due opzioni ossia il 47% dei social marketers ritiene importante la presenza dei propri brand su Twitter mentre il 42% ritiene più importante i Twitter ads.
Per quanto riguarda la suddivisione del budget da spendere nei social le aziende sostengono che il 48% viene speso per attirare nuovi utenti verso le proprie pagine di cui il 28% solo su Facebook e Twitter ed il 20% su pagine di altri social network.
La parte rimanente del Budget viene spesa per il 19% per mantenere alto l’engagement dei sostenitori del brand,il 20% a sostegno dei paid media in modo da trattenere i fan già presenti nella pagina ed infine il rimanente 13% viene riservato ad altre attività che riguardano la presenza del brand nei social.
Quindi sulla base di questa ricerca sicuramente si capisce l’importanza della presenza dei brand nei social network anche se è altretanto vero che se si vuole raggiungere il maggior numero di clienti possibili bisogna utilizzare una strategia multicanale ossia investendo anche nei canali pubblicitari tradizionali(tv,radio,quotidiani) .
Che ne pensate?siete d’accordo con me?



Otino La Palombara
Copywriter & Digital Pr

mercoledì 19 ottobre 2011

PREVENZIONE INCENDI ARRIVA UNA SEMPLIFICAZIONE

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 settembre 2011 n. 221 il decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011 n. 151 “Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi”. Il provvedimento, che entrerà in vigore dal 7 ottobre, era stato preliminarmente approvato dal Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2011 (cfr. ns. com. n. 23 del 10.03. 2011) e, dopo il rilascio dei prescritti pareri, adottato in via definitiva nella riunione del Consiglio dei Ministri del 22 luglio u.s. Il regolamento, che stabilisce la nuova disciplina generale delle procedure autorizzative in materia, si pone come obiettivi principali la semplificazione procedurale e il raccordo con i nuovi strumenti amministrativi quali la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) e lo sportello unico per le attività produttive (SUAP). Il testo rimanda, per la definizione dei dettagli attuativi della nuova disciplina e per le modalità di presentazione e documentazione delle istanze di autorizzazione, ad un futuro decreto del Ministero dell’Interno, in attesa del quale è previsto (art. 11) che continuino ad applicarsi le disposizioni del D.M. 4 maggio 1998, attualmente vigente. Si riportano, di seguito, gli aspetti principali del provvedimento, dal cui ambito di applicazione sono escluse le attività industriali a rischio di incidente rilevante (soggette alla normativa “Seveso”). Viene intanto operata una revisione dell’elenco delle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, sino ad oggi individuate dall’elenco allegato al D.M. 16 febbraio 1982. Le attività vengono distinte in tre categorie A, B e C, elencate nell’Allegato I e assoggettate a procedure di autorizzazione e modalità di controllo differenziate, in senso crescente, in relazione al rischio connesso, alla presenza o meno di specifiche regole tecniche e alle esigenze di tutela della sicurezza collettiva (art. 2). L’articolo 3 disciplina la valutazione dei progetti relativi alle attività di cui alle categorie B e C in caso di nuovi impianti o modifiche di quelli esistenti che comportino un aggravio delle preesistenti condizioni di sicurezza.

Per maggiori informazioni:

Manolo Dott.Valori

Direzione Generale

Servizi Impresa

- E-mail: manolo.valori@servizimpresa.org

- Visit : www.servizimpresa.org

Skype: servizi_impresa

Contratti di leasing Finanziario e operativo,noleggio o locazione di beni Immobili e mobili

Dati relativi ai contratti di leasing finanziario e operativo, noleggio o locazione di beni mobili e immobili, in corso nel 2009 e 2010, devono essere trasmessi all’Agenzia delle Entrate entro il prossimo 31 dicembre.
Ora, anche i contratti di leasing andranno sotto la lente dell’ Agenzia delle entrate, infatti con il Comunicato Stampa del 26 settembre 2011, l’Agenzia delle Entrate fornisce chiarimenti sulle informazioni che devono essere inviate al fisco da tutti coloro che gestiscono contratti di leasing e di noleggio o locazione di beni considerati indici di capacità contributiva. In particolare, l’Agenzia puntualizza l’ambito applicativo, le scadenze, i beni e le tipologie di garanzia che devono essere inviate in applicazione del Provvedimento del 5 agosto 2011. Pertanto, il primo adempimento è stabilito per il 31 dicembre prossimo e riguarderà tutti i contratti in essere nelle annualità 2009-2010. A regime, invece, la comunicazione dovrà essere trasmessa entro il 30 giugno di ogni anno in relazione ai contratti in vigore nell’anno precedente.

Per maggiori informazioni:

Manolo Dott.Valori

Direzione Generale

Servizi Impresa

- E-mail: manolo.valori@servizimpresa.org

- Visit : www.servizimpresa.org

Skype: servizi_impresa


Impianti di smaltimento e trattamento rifiuti

Importante semplificazione per i rinnovi delle autorizzazioni e sconto sulla fideiussione.
Per ottenere il rinnovo delle autorizzazione all’esercizio ovvero per il rinnovo dell’iscrizione all’Albo, non servirà più tutta la documentazione richiesta in passato, ma una mera autocertificazione se l’impresa è in possesso della Certificazione ambientale ISO 14001.
L’autocertificazione e i relativi documenti sostituiscono a tutti gli effetti l’autorizzazione alla prosecuzione ovvero all’esercizio delle attività previste dalle norme.
Lo stabilisce il nuovo art. 209 del testo unico ambientale così modificato dall’art. 23 del decreto di recepimento della direttiva sui rifiuti.
Inoltre per ottenere tale certificazione si possono sfruttare contributi pubblici a fondo perduto che possono coprire fino al 50% della spesa sostenuta, oltre ad avere una riduzione del 50% del premio della polizza fideiussoria.

Per maggiori informazioni:

Manolo Dott.Valori

Direzione Generale

Servizi Impresa

- E-mail: manolo.valori@servizimpresa.org

- Visit : www.servizimpresa.org

Skype: servizi_impresa


Sistri: rifiuti

L’accidentato iter del Sistri prova ad andare avanti, nonostante i quattro rinvii, le difficoltà tecniche e i milioni spesi inutilmente dalle imprese coinvolte nel progetto di tracciabilità digitale dei rifiuti. Dopo una serie di consultazioni e incontri, l’ultimo in ordine di tempo si è avuto ieri tra gli imprenditori del settore e la Commissione Ambiente della Camera, il ministero ha deciso un nuovo giro di prove per testare il nuovo sistema digitale e superare le difficoltà attuative. Per far questo si è decisa una nuova calendarizzazione delleprove, al fine di arrivare a un test in modo il più possibile vicino a quella che sarà la realtà il giorno del prossimo varo del sistema.

Si prevedono due date per il test.

La prima riguarderà i 72mila produttori di rifiuti iscritti al Sistri, la seconda riguarderà, invece, le 28mila aziende di gestione e trasporto dei rifiuti. Se i due nuovi test “realistici” daranno risultati positivi, allora siterrà una terza prova (che accorperà le prime due), così da raggiungere un livello di simulazione del caricamento dati “intempo reale” che sia veramente simile a quello di una ordinaria giornata di lavoro degli operatori. Un test a parte si avrà, invece, per la Campania, considerando il particolare stato di emergenza di quella Regione. Proprio in vista di queste nuove prove, il ministero sta cercando un’intesa con le categorie per giungere ad una formulazione condivisa del decreto ministeriale a cui è stata demandato il compito di individuare i criteri di separazione dei rifiuti. In pratica si tratterà di fissare i limiti quantitativi e/o le caratteristiche tecniche di “non nocività” ambientale, così da poter procedere alla definizione normativa di “non pericolosità” dei rifiuti, evitando il rischio di procedere con un criterio “soggettivo” che colpisca indiscriminatamente alcune attività.

Nell’audizione informale di ieri alla Commissione Ambiente della Camera, le realtà imprenditorialihanno ribadito che condividono l’introduzione del Sistri, ottimo strumento per il “contrasto al business ambientale” delle organizzazioni criminali, ma a patto che vengano superate le sue ormai croniche difficoltà: l’inefficienza del sistema informatico che ha causato numerose proroghe all’avvio e persino cancellazioni, che finora hanno destabilizzato la platea degli oltre 300mila operatori interessati. Sullo sfondo, poi, c’è anche la questione dei costi del passaggio al digitale: finora le imprese hanno pagato già due annualità di iscrizione al Sistri senza avere però il servizio. Secondo le organizzazioni imprenditoriali il Governo dovrebbe prendere atto di ciò e far slittare, almeno, il pagamento previsto per il 2012-2013.


Per maggiori informazioni:

Manolo Dott.Valori

Direzione Generale

Servizi Impresa

- E-mail: manolo.valori@servizimpresa.org

- Visit : www.servizimpresa.org

Skype: servizi_impresa

Sistemi di pianificazione strategica

La pianificazione strategica è un argomento dai contorni sfumati in quanto non
esiste un unico modo valido di pianificare. A tale proposito, uno degli studiosi più
attenti del management sostiene che la difficoltà di capire e definire ruolo e
dinamiche di questo complesso argomento dipende dal fatto che “si tratta di un
concetto elusivo nell’ambito del management strategico, molto discusso ma mai
realmente chiarito”. Infatti, da una prima constatazione appare che di tutte le
tecniche e metodologie, relative al tema, è difficile dare una definizione univoca e
precisa: “ non esiste, per quanto riguarda il controllo strategico, ne una definizione,
circa i suoi contenuti, universalmente accettata, ne, tanto meno, una metodologia
definita nel suo approccio e negli strumenti di realizzazione. Esistono bensì
impostazioni diverse, che talvolta si integrano e talvolta si scontrano, nell’ambito
delle quali c’è ampio spazio sia per speculazioni scientifiche che per le soluzioni
applicative”. Quindi, si può osservare l’esistenza di una serie di contributi di
analisi, susseguitesi nel tempo, spesso contrastanti, sui quali non è facile
evidenziare un unico filo logico di lettura e di interpretazione.
Volendo fornire un quadro generico di sintesi dell’evoluzione della
pianificazione, è possibile identificare tre fasi consequenziali:
− Pianificazione di lungo periodo ( long range planning)
− Pianificazione strategica ( strategic planning)
− Management strategico ( strategic management)
Nei paragrafi successivi analizzeremo il percorso evolutivo della pianificazione,
evidenziando le caratteristiche dei tre approcci sopra indicati ed i rispettivi limiti,
che in un’ottica evolutiva ne hanno determinato il superamento o l’integrazione con
nuove tecniche. Contestualmente la trattazione verrà integrata con un’analisi
sommaria del processo di controllo che verrà approfondito nel suo aspetto tecnicocontabile
ed evolutivo dopo aver definito l’approccio più attuale al tema della
pianificazione.

lunedì 17 ottobre 2011

Cenni sulle fonti energetiche

La situazione energetica attuale mondiale della Unione Europea (UE) e del nostro Paese è segnata, oggi, da una serie di eventi che hanno fatto emergere numerosi problemi energetici ed ambientali che richiedono delle adeguate soluzioni per lo sviluppo sostenibile delle attività umane del futuro. Infatti è necessario contenere le emissioni di CO2 derivanti dalla combustione di fonti fossili e le emissioni degli altri effluenti inquinanti.
La questione è complessa, anche perché sull’ammontare delle emissioni previste, sia nel breve che nel medio termine, inciderà molto il contributo dei Paesi in via di sviluppo che, per la loro crescita avranno bisogno di una cospicua quantità di energia.
Il problema complessivo, dal punto di vista energetico, è di portata assai ampio.
Limitandosi alla sola produzione di energia elettrica, dalle analisi di Scienziati ed Esperti di rilievo nel campo energetico emerge che è opportuno puntare su determinate fonti energetiche primarie che, con l’adeguata risoluzione dei problemi relativi all’impatto ambientale, possano garantire la produzione dell’energia nelle quantità necessarie per uno sviluppo sostenibile nel breve e medio termine.
Le fonti primarie indicate sono:
- Il gas naturale, i cui consumi negli ultimi anni hanno avuto un forte incremento con la diffusione delle turbine a gas nella produzione decentrata di elettricità, tanto in impianti con ciclo semplice che con ciclo combinato o cicli di cogenerazione; oggi si assiste ad una svolta epocale in cui il gas naturale, sta sostituendo negli usi finali e financo nella produzione elettrica i prodotti petroliferi;
- Il carbone, che dovrà essere usato in centrali di produzione elettrica di concezione avanzata, come la combustione in letto fluido o i sistemi di gassificazione, concetto, quest’ultimo, che può essere sfruttato anche per vari combustibili poco pregiati;
- Gli altri combustibili derivati dal petrolio;
- I combustibili nucleari fissili in impianti nucleari di nuova generazione;
- L’uso di biomasse con più o meno complessi sistemi di combustione (eventualmente a valle di sistemi di gassificazione);
- L’uso di sistemi fotovoltaici; ed ovviamente l’uso delle altre fonti classiche, le fonti quasi inesauribili come la geotermia, le fonti rinnovabili idraulica, eolica, solare termica.
L’uso dell’energia solare per la produzione di energia elettrica con sistemi a celle fotovoltaiche si ritiene che possa svolgere un ruolo di nicchia suscettibile di consistente diffusione , ove si possa giungere ad un congruo abbassamento dei costi di investimento per tali sistemi.
Ad esempio, se si raggiungesse, il traguardo delle disponibilità di sistemi adeguati con costi accettabili, si potrebbe avere un ampia diffusione degli impianti fotovoltaici nei Paesi in via di sviluppo ove l’alternativa più probabile è l’uso di combustibili poveri (carboni poveri come ligniti, torbe etc. che sono molto inquinanti) di biomasse, se non esistono risorse idroelettriche.
Come si dirà in seguito, le celle fotovoltaiche possono essere usate in varie applicazioni di rilievo anche nel resto del Mondo, oltre che nei settori residenziali (civile e terziario) ove, a parte le attuali applicazioni dimostrative potrebbero avere ulteriori sviluppi.
Con tali ipotesi il futuro ruolo dell’energia elettrica prodotta con celle fotovoltaiche potrebbe essere di rilievo portando ad una apprezzabile aliquota di energia elettrica prodotta in modo decentrato. Tale prudente affermazione potrebbe però essere più ottimistica, ove si sviluppassero nuove filiere tecnologiche innovative.
L’effetto fotovoltaico fu scoperto da Becquerel nel 1839, la prima cella fotovoltaica di silicio monocristallino fu realizzata a scopo dimostrativo nel 1953, la teoria relativa al funzionamento fu ben compreso, però, solo alla fine degli anni cinquanta.
Da allora le tecniche per la produzione di celle con il silicio monocristallino hanno avuto un progressivo sviluppo. Oggi la fabbricazione di celle fotovoltaiche c-Si si può definire un processo di produzione tecnologicamente maturo. Anche se il costo dei moduli fotovoltaici è ancora troppo alto, perché la produzione di energia elettrica con celle fotovoltaiche possa competere con gli altri sistemi di generazione dell’energia elettrica, la scelta dei sistemi fotovoltaici risulta economica e vantaggiosa in parecchie applicazioni nel settore residenziale, in certe applicazioni del settore terziario ed in altre specifiche applicazioni.
Per ridurre il costo dei moduli, nel Mondo sono in corso molte ricerche in gran parte dedicate allo sviluppo di celle a “thin film” (spessore sottile).
Le celle si ottengono da un film di silicio amorfo depositato su un substrato (a-Si), le prime esperienze si sono avute nel 1984, dopo circa venti anni, comunque, non si ha ancora un quadro tecnico completo del loro funzionamento.
Analoga situazione si ha per le celle a film sottile al telluriuro di cadmio o al di seleniuro di rame-indio. Nelle ricerche sono state adoperate elaborate tecniche sperimentali per migliorarne le prestazioni. La struttura delle celle, è infatti, molto complessa e, non disponendo ancora di un soddisfacente quadro teorico, i miglioramenti ottenuti si basano su osservazioni empiriche.
Le tecnologie più sperimentate sono:
- quelle delle celle al silicio monocristallino (c-Si) che danno rendimenti del 7÷8%, hanno oggi raggiunto valori del 12÷15%
- quelle delle celle al silicio policristallino (poly-Si), che danno rendimenti del 6÷7%, hanno oggi raggiunto valori del 11÷13%
- quelle del silicio amorfo (a-Si), che danno rendimenti del 2÷3%, hanno oggi raggiunto valori del 6÷9%, ma, ma per quest’ultimo tipo il vero problema da risolvere è quello del controllo del degrado che subiscono nel tempo e che è indotto dalla radiazione luminosa.

Il Fenomeno del Microcredito 7

Le Tipologie di servizi

Il principale servizio che viene offerto originariamente dalle organizzazioni di microcredito è stato il prestito di piccole somme ragione per cui esse sono nate. Successivamente sono nati altri servizi finanziari tra cui il risparmio.
Il Credito: i programmi attuati dalle istituzioni hanno studiato diversi modi per l’erogazione del credito. La principale distinzione deriva dal fatto che i prestiti possono rivolgersi ad un solo individuo oppure ad un gruppo.
Per i prestiti destinati ad individui singoli molto spesso vengono richieste garanzie molto simili a quelle che vengono date agli istituti tradizionali (banche) come ad esempio la proprietà di un immobile e di un terreno di pari importo alla somma di denaro; oppure la garanzia può essere data dalla presenza di un cofirmatario del prestito che promette di restituire l’importo in caso sopraggiungano dei problemi.
Nel caso individuale quindi si cerca quasi sempre una garanzia in quanto il soggetto destinatario non è socialmente responsabile nella sua restituzione come accade invece nei prestiti di gruppo che vedremo successivamente.
La modalità individuale si adatta meglio in ambienti urbani dove, come abbiamo citato sopra, le persone sono più vicine alle istituzioni di micro finanza.
Naturalmente il modello di prestito individuale presenta aspetti positivi e negativi: uno dei vantaggi che se ne può trarre è la flessibilità nella quantità di somme date in prestito (possono variare da piccoli importi ad elevatissimi) e l’altro vantaggio è l’adattabilità delle rate di restituzione alle esigenze del cliente. Uno svantaggio del credito individuale riguarda l’esclusione di fasce di popolazione più povere: chi non possiede nulla non può beneficiare di somme di denaro in prestito in quanto non ha garanzie per la controparte.
La situazione cambia quando invece si tratta di prestiti a gruppi di persone con interessi comuni. La differenza tra le due modalità di erogazione è lampante, mentre nel primo modo è l’individuo a farsi carico della restituzione dell’intero importo, nel secondo caso il gruppo è solidalmente responsabile di fronte l’istituto che ha erogato il prestito.
Il gruppo che chiede un prestito è motivato da un interesse comune come ad esempio l’avvio di una nuova attività agricola, uno dei vantaggi immediati di cui beneficiano gli individui è il superamento della necessità di garanzie reali: tutti sono responsabili della restituzione della somma di denaro, ognuno fa da controllore nei confronti degli altri membri del gruppo e se solo una persona non restituisce la sua parte ciò comporta ,per il futuro, la mancata erogazione di ulteriori prestiti.
Il secondo ed importante vantaggio che gli istituti di micro finanza traggono dal modello di gruppo è l’abbattimento dei costi di transazione e delle asimmetrie informative.
I gruppi si formano in modo autonomo all’interno di una stessa comunità di individui, questo aspetto è molto importante in quanto implica la profonda conoscenza tra membri del gruppo coinvolti nel prestito: l’organizzazione che concede la somma di denaro è esentata dal fare un’accurata ricerca sull’identità delle persone per capire se realmente sono in grado di avviare ad esempio una nuova attività e successivamente restituire il denaro avuto in prestito. Qui ritorna il concetto di responsabilità di gruppo sulla concessione di prestiti futuri, ogni membro prima di chiedere la somma all’istituto fa un’attenta analisi per valutare accuratamente la potenzialità degli altri membri.
Un modello famosissimo di prestito sono i Gruppi Solidali che ha due modalità di attuazione:
nel primo caso il prestito viene fatto a ciascun individuo ma viene garantito dall’intero gruppo, di dimensioni esigue. In questa situazione il gruppo non ha un’autonomia finanziaria ma è l’organizzazione di microfinanza che gestisce tutto e mantiene un rapporto costante con il gruppo. Facciamo un esempio: un gruppo di individui composto da 10 persone chiede un prestito di 100 euro. L’istituto glielo concede ma stabilisce come gestire la somma: ad ogni persona vengono cedute 10 euro ed il gruppo ha una responsabilità solidale nei confronti dei 100 euro da restituire alla banca. Quindi è l’istituzione che stabilisce a priori la somma di 10 euro da erogare a ciascuno, limitando così la gestione finanziaria del gruppo.
Nel secondo caso invece il gruppo, di dimensioni abbastanza grandi, gestisce autonomamente il fondo ricevuto in prestito distribuendolo autonomamente tra i membri. Tornando all’esempio precedente la funzione dell’istituto termina quando cede i 100 euro al gruppo, da quel momento in poi il gruppo stabilisce come ripartire il denaro tra i suoi membri ed assumendo, naturalmente, una responsabilità solidale nei confronti dell’istituzione erogatrice del prestito.
L’idea del prestito di gruppo garantisce l’accesso al credito a molte famiglie bisognose che non rispondono ai requisiti delle banche tradizionali, il gruppo nella sua interezza diventa garante della completa restituzione della somma.
Negli ultimi tempi, osservando come i membri di tali gruppi, collaboravano a realizzare i propri progetti, è nato un nuovo concetto chiamato Capitale Sociale.
L’economia, da sempre, considera due fattori essenziali per la produzione dei beni, vale a dire il capitale fisico ed il capitale umano o meglio denominati rispettivamente i fattori produttivi capitale e lavoro; ultimamente a questi due termini si è affiancato quello di Capitale Sociale ossia di tutte quelle relazioni sociali che si istaurano tra individui e che contribuiscono positivamente all’incremento di produzione.
Questo terzo fattore produttivo comprende tutto l’insieme di relazioni che le persone instaurano lavorando assieme. Un elevato livello di capitale sociale è un punto di forza nella realizzazione di progetti.
Un altro servizio essenziale che le istituzioni di micro finanza erogano è rappresentato dal risparmio (servizio abbastanza recente).
Secondo alcuni studi la propensione al risparmio è molto alta negli individui con redditi esigui in quanto sono indotti ad accumulare denaro per far fronte a periodi di crisi e di carestie.
Per le istituzioni di micro finanza la raccolta di risparmio è una componente molto importante per sviluppare nuovi programmi, infatti aumenta i fondi che poi verranno destinati per la concessioni di nuovi prestiti. In sostanza maggiore è il risparmio effettuato dalle persone presso le organizzazioni maggiore è la quantità di denaro che esse possono cedere per lo sviluppo di nuove attività.
Tutto ciò è dimostrato da un’indagine effettuata dalla Banca Mondiale in cui si evince che le istituzioni che riescono a raggiungere i clienti più poveri sono quelle che riescono a raccogliere maggiore denaro in termini di risparmio.

Il Fenomeno del Microcredito 6

3. Le Istituzioni di micro finanza

La micro finanza è un insieme di servizi che vengono erogati da istituzioni di credito specializzati, quali ad esempio banche, e rivolti soprattutto a persone povere e disagiate. Gli istituti di micro finanza, spesso chiamate banche dei poveri, si propongono di servire quindi fasce di popolazioni meno abbienti che normalmente non possono avere accesso al credito presso Istituti tradizionali (banche) per la mancanza di garanzie da offrire. I servizi di micro finanza intendono soddisfare i bisogni di piccoli commercianti, artigiani, micro imprese prestando loro piccolissime somme di denaro per aprire nuove attività oppure per potenziare quelle già esistenti. Le banche tradizionali che operano nei paesi sviluppati non si avventurano a erogare credito ai più poveri per due motivi: il primo è che li considerano non solvibili per la mancanza appunto di garanzie; il secondo motivo è l’elevato costo che deriverebbe dall’applicazione di un programma di micro finanza rivolto alle popolazioni più indigenti. Un istituto di micro finanza che intende avviare un programma omonimo per prima cosa deve individuare una fascia di popolazione cui rivolgere i servizi che si accinge ad erogare. Due sono i parametri fondamentali che implicano la scelta dei clienti: gli obiettivi del programma e l’effettiva domanda di servizi (criterio fondamentale). Prima di attuare un programma l’istituzione deve necessariamente studiare tutte le variabili che entreranno in gioco, vale a dire: il livello di sviluppo sia delle microimprese da finanziare sia della popolazione che potenzialmente potrebbe richiedere i servizi, il grado di istruzione e la geografia di residenza.
I servizi della micro finanza sono rivolti soprattutto a piccole imprese oppure a piccoli commercianti che producono e/o vendono prodotti agricoli ed artigianali; le caratteristiche importanti di queste piccole attività economiche sono: la gestione familiare, l’utilizzo di semplici tecnologie e il basso capitale investito. Nella fase iniziale di attuazione del programma le istituzioni si rivolgono prevalentemente a quelle microimprese già avviate, che forniscono quindi una maggiore garanzia nella restituzione della somma di denaro prestata; in un secondo momento invece si iniziano ad aiutare tutti coloro che intendono avviare una nuova attività; questa è la fase che richiede un maggiore impegno in quanto creare nuove imprese è più difficile che potenziare quelle già esistenti. Il motivo del maggiore impegno è che la creazione di nuove attività è un’operazione più incisiva dal puto di vista della riduzione della povertà: generando nuove imprese persone che prima erano sprovviste di reddito iniziano a produrre e commerciare e quindi iniziano a percepire piccole somme di denaro.
Ciò che sorprende della micro finanza è che essa riesce ad operare con fasce di popolazione che si collocano appena al di sotto della linea della povertà oppure totalmente sotto di essa con il traguardo ambizioso di risollevare le sorti di queste persone.
Secondo uno studio condotto dall’UNDP ( Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite) , circa il 75% delle persone considerate povere hanno un reddito inferiore al dollaro per giorno e la maggior parte di esse sono donne.
Le donne in termini finanziari sono molto più penalizzate degli uomini, basti pensare che in alcuni paesi del mondo esse non possono essere proprietarie di appezzamenti di terra oppure di una casa o peggio sono escluse dall’eredità. Gli istituti di micro finanza privilegiano come clienti le donne in quanto da evidenze empiriche esse risultano essere più affidabili degli uomini. Questo però non è il solo motivo che spinge i programmi ad essere indirizzati maggiormente al genere femminile, infatti una volta che le donne ricevono formazione e sostegno finanziario per avviare una nuova attività, il guadagno che ne deriva va quasi sempre a beneficio dell’intera famiglia cui fanno parte; a differenza degli uomini che molto spesso quando gestiscono le entrate familiari pensano più a soddisfare i loro bisogni che non a quelli della famiglia.
Un elemento importante che gli istituti di micro finanza valutano prima di attuare un programma è la collocazione geografica dei beneficiari, che viene distinta in contesti urbani e contesti rurali.
Gli ambienti urbani sono caratterizzati da condizioni di vita favorevoli allo sviluppo di attività, le infrastrutture sono in buono stato e consentono ai cittadini una maggiore vicinanza con gli istituti con una conseguente riduzione dei costi di transazione.
Nel contesto rurale invece lo stile di vita è totalmente diverso, le persone vivono in modo isolato a causa di infrastrutture (strade, ponti, ferrovie) quasi inesistenti che non consentono un’adeguata comunicazione tra i cittadini e che allontanano gli individui dagli istituti. Le attività che vengono svolte sono prevalentemente di carattere agricolo e quindi a cadenza stagionale. In questo ambito i prestiti chiesti sono più esigui rispetto a quelli erogati in città ma con un tasso di restituzione leggermente più alto a causa soprattutto della cattiva comunicazione tra le comunità e le istituzioni.

Il Fenomeno del Microcredito 5

I principi della finanza etica

1. Il Credito, in tutte le sue forme è un diritto umano.
Le istituzioni che erogano credito all’insegna dell’eticità non fanno discriminazione alcuna sulla base del sesso, o di altri parametri quali l’etnia o la religione di appartenenza ma soprattutto non considerano il patrimonio come elemento fondamentale per prestare somme di denaro. Così facendo tali istituzioni curano anche gli interessi di persone povere ed emarginate.
Le istituzioni classiche considerano il patrimonio un elemento fondamentale di garanzia per i prestiti escludendo automaticamente tutti coloro che posseggono poco o nulla; le istituzioni etiche invece assumono come garanzie quelle personali, di categoria o comunità finanziando dunque attività che migliorano la condizione umana , sociale ed ambientale e valutando i progetti secondo criteri economici e sociali.

2. L’efficienza è una componente della responsabilità etica
Questo secondo principio intende ribadire che la responsabilità etica non deve essere considerata alla stregua dell’attività di beneficienza.
Gli individui che intendono utilizzare e quindi investire i loro risparmi, assumendosi la responsabilità etica, lo fanno in modo efficiente rendendo la finanza etica un’attività economica vitale.

3. L’arricchimento basato sul solo possesso e sullo scambio di denaro non è legittimo.
E’ fondamentale per la finanza etica non creare profitti da parte degli individui solamente depositando somme di denaro oppure dandolo in prestito per poi richiederlo con tassi d’interesse esorbitanti.
Naturalmente il rendimento del risparmi ed il tasso di interesse che si pratica sul denaro dato in prestito, saranno sicuramente diversi da zero ma per quanto possibile tali parametri devono essere mantenuti a livelli bassissimi.
Questa è una caratteristica fondamentale della finanza etica, gli investitori cercano di far fruttare il loro denaro con attività reali, e non semplicemente depositandoli in banca. E coloro che danno somme di denaro in prestito ad altri per poter realizzare un qualche progetto, lo richiedo indietro a tassi di interesse bassissimi.
Nel secondo capitolo vedremo come le somme di denaro messe a disposizione da istituti etici hanno portato la gente alla realizzazione si attività economiche vere.

4. E’ trasparente
Un altro requisito fondamentale per la finanza etica è la trasparenza.
Questa caratteristica è rivolta soprattutto agli intermediari finanziari, quindi a tutti quegli istituti etici che recuperano risparmio tra gli individui etici ed successivamente investono ed impiegano quel denaro.
Tutti coloro che depositano somme presso questi istituti (che fanno da intermediari) devono essere a conoscenza di tutti i processi e di tutti i meccanismi dell’istituzione finanziaria.
L’intermediario finanziario quindi dovrà curare tutti i canali di comunicazione verso i propri risparmiatori e dovrà dare visibilità di come il denaro depositato è stato investito ed impiegato.

5. Le scelte importanti dell’impresa vedono la partecipazione non solo dei soci ma anche dei risparmiatori.
Tutti gli stakeholders (portatori di interesse) economici dell’impresa devono partecipare democraticamente ai processi decisionali della società. In questo modo si spingono gli azionisti e i risparmiatori ad influenzare la condotta aziendale in soprattutto su temi riguardanti il sociale e l’ambiente.

6. I criteri di riferimento per gli impieghi sono la responsabilità sociale ed ambientale.
La finanza etica instaura rapporti solamente con attività che hanno rispetto della società e dell’ambiente e che contribuiscono allo sviluppo umano. Vengono dunque escluse tutte quelle attività che non rispettano i diritti umani come ad esempio lo sfruttamento minorile o la restrizione delle libertà civili.
Gli investitori etici non impiegherebbero mai le proprie risorse a favore di imprese che producono armi oppure che inquinano fortemente l’ambiente.

7. Adesione globale e coerente da parte del gestore dell’attività.
Quest’ultimo principio si riferisce a quegli attori economici (intermediari, banche imprese) che non applicano i valori della finanza etica in tutte le attività cui si dedicano.
In tal caso essi devono spiegare in modo trasparente quali sono i motivi per cui non tutte le attività rispettano i principi della responsabilità sociale ed ambientale.

Il Fenomeno del Microcredito 4

La “Finanza Etica”

La finanza per definizione è la scienza che si occupa di come i vari soggetti, siano essi individui, imprese, enti pubblici gestiscono i flussi di moneta durante il corso del tempo; ossia essa è quella disciplina che studia le modalità con cui allocare il denaro tra diverse alternative con il fine di massimizzare il soddisfacimento di chi fa la scelta (individuo, impresa ente pubblico).
Analizzando quindi tale definizione si percepisce che chiunque intenda allocare le proprie risorse finanziarie ad esempio, effettuando un investimento, è portato solamente a badare alla propria soddisfazione soprattutto in termini di profitto, basti immaginare gli agenti di borsa che ogni giorno comprano o vendono azioni al fine di creare guadagno per i loro datori di lavoro.
I due termini finanza ed etica leggendoli superficialmente potrebbero sembrare essere in contrapposizione: da una parte l’immagine che la finanza ci ha dato fino ad oggi è quella della speculazione, del passaggio di capitali da una azienda ad un’altra, assumendo quindi un’accezione per così dire negativa; dall’altra parte il termine “etica” ha sempre assunto una connotazione positiva, richiama i veri valori di cui l’uomo ha bisogno per vivere in comunità, porta l’uomo ad agire per il bene comune ecc.
Mettendo i due termini assieme (finanza etica) si vuole indicare il bisogno di riportare la finanza, e tutti gli attori interessati (banche, investitori, aziende, ecc.), alla sua funzione di origine ossia a garantire che le somme di denaro investite concorrano allo sviluppo dell’economia reale e quindi a far nascere nuove attività, alla creazione di nuovi posti di lavoro, a contribuire insomma allo sviluppo della società umana sotto tutti i punti di vista.
Negli ultimi tempi si sta diffondendo sempre più, tra gli attori della finanza, una nuova cultura che guarda verso un investimento dalle caratteristiche etiche, in cui chi investe non ha come scopo solamente la speculazione, ma ambisce a partecipare a società o enti che rispondano a determinati requisiti di responsabilità sociale ed ambientale.
La borsa quindi non viene più considerata alla stregua di un luogo in cui gli individui possono trarre facili guadagni ma inizia ad acquisire un’immagine nuova ossia come uno strumento al servizio dell’economia dove gli investimenti non sono mere speculazioni o manipolazioni individuali.
Inizia così ad instaurarsi un rapporto ed una sinergia tra economia ed etica.
Un contributo fondamentale in questa direzione è stato dato dal premio Nobel Amartya Sen che sostiene la tesi secondo la quale la ricchezza, pur rimanendo un elemento alla base del mercato, ha un’accezione diversa dal benessere, e che alla ricchezza va aggiunta la componente felicità.
Secondo Sen quindi esiste una relazione stretta tra ricchezza e felicità, un individuo semplicemente più ricco di un altro, in termini di moneta, non è sicuramente più felice; al contrario una persona è più felice di una altra quando essa ha raggiunto una qualità della vita migliore dell’altra.
Sen considera la qualità della vita come una variabile algebrica da utilizzare nei calcoli economici per il calcolo della soddisfazione degli individui.
Il mercato può considerarsi tale quando esso non produce solamente ricchezza ma riesce a soddisfare le tutte le attese ed i valori etici di chi ne è partecipe.
I soggetti coinvolti dalla finanza etica attuano il cosiddetto investimento etico che consiste nella scelta e poi nella gestione di azioni, obbligazioni, prestiti secondo criteri etici e criteri di natura sociale, tale pratica viene definita secondo le espressioni di Socially Responsabile Investement (investimento socialmente responsabile) e Ethical Investement (Investimento Etico) utilizzate rispettivamente negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna.
Attraverso l’investimento etico l’individuo seguendo una propria etica attenta alla responsabilità sociale ed ambientale è portato ad acquisire ad esempio azioni di società che rispettino una determinata condotta, non si sognerebbe mai di comprare titoli emessi da uno stato in cui vige una ferrea dittatura oppure di comprare azioni di un’azienda che pratica lo sfruttamento minorile.
La finanza etica si articola in tre livelli: il primo è costituito dalla cosiddetta finanza di devoluzione, ossia una parte di guadagni che vengono devoluti in beneficenza. Questo primo livello è un po’ superficiale in quanto gli investitori non fanno un’attenta analisi delle azioni o titoli da comprare sulla base dell’eticità delle società quotate ma si limitano a fare donazioni.
Il secondo livello di finanza è più profondo in quanto si basa su un atteggiamento propositivo degli azionisti ritenuti socialmente responsabili.
Essi una volta acquisite le azioni delle società presentano mozioni e progetti per indirizzare le iniziative della società stessa verso una maggiore responsabilità sociale ed ambientale.
In tale ambito quindi l’azionista cerca di influenzare le scelte della società affinchè essa agisca secondo un’etica prestabilita, ritorna quindi la caratteristica dell’investitore etico che non guarda solamente ai profitti dell’azienda cui è partecipe ma apporta valori morali nella gestione della stessa.
Per ben comprendere il concetto riporto di seguito due esempi calzanti che riguardano due fondi americani; il primo è il Fondo Calpers, un fondo pensione per gli statali californiani, esso è il primo fondo etico al mondo per dimensioni con un patrimonio di circa 190 milioni di dollari. Il secondo, per dimensioni, è il Fondo dell’ICCR (Interfaith Center for Corporate Responsibility) costituito da molti istituti religiosi di diverse confessioni, attualmente l’ammontare patrimoniale del fondo è di 100 milioni di dollari .
Tali fondi investono le proprie masse monetarie acquistando azioni di società quotate in borsa; così facendo riescono ad influire in maniera determinante alle scelte delle imprese cui sono partecipi, discutendo a volte direttamente con amministratori delegati e presidenti di società soprattutto su temi relativi alle loro scelte in materia di responsabilità sociale ed ambientale.
Naturalmente questi fondi tanto più sono possessori di azioni di una data società quanto più hanno diritto di voto nelle assemblee e quindi contribuiscono in modo determinante sulle direttive da dare poi ai manager.
Il terzo livello di finanza etica è formato da quei fondi che scelgono i titoli investibili in base a criteri di responsabilità sociale ed ambientale.
Questi fondi comprano solamente azioni di società che rispettano codici di responsabilità sociale ed ambientale. Nel mercato finanziario sono sorte società che attribuiscono un punteggio etico a ciascuna delle imprese quotate, in base a questo punteggio i fondi decidono se acquistare o meno le azioni di una determinata società.
Sulla base delle informazioni delle società con punteggio elevato si costruiscono nuovi indici di borsa come il Domini 400 oppure il Footsie Good i quali tengono conto solamente del valore delle azioni di società quotate che agiscono secondo una politica responsabile socialmente.
Quindi i requisiti che un’azienda deve possedere per entrare a far parte di questi nuovi indici sono la condotta sociale impeccabile che implica il secondo requisito ossia quello di possedere un punteggio etico elevato.
Analizzando questi due criteri che permettono l’inclusione di un’impresa in questo gruppo di “eccellenti” ci si rende conto che la finanza etica premia quelle imprese che adottano una strategia aziendale per così dire integrata, all’interno della quale la creazione di profitto e di valore economico, sono associati alla responsabilità sociale ed al rispetto dell’ambiente.
Sostanzialmente questo nuovo approccio scalza il criterio unico della massimizzazione del profitto adottato dalla maggior parte delle società.
Nuovi stakehoders (portatori di interessi) oltre agli azionisti, si presentano davanti alle imprese ovvero la comunità locale, i lavoratori, i fornitori e le generazioni presenti e future influenzate soprattutto dalle decisioni dell’impresa in materia di politiche ambientali.
Coloro che investono eticamente sono pronti a pagare un prezzo in termini di rendimenti attesi in quanto cresce il fattore rischio.
L’investitore etico cede una parte del profitto in cambio della soddisfazione che ottiene dopo aver cercato di indirizzare verso politiche di responsabilità sociale ed ambientale le scelte dell’impresa cui partecipa; per capire basti pensare ad un individuo che acquista azioni di una società con un profitto esiguo e che non segue alcuna condotta di responsabilità sociale, l’investitore se riesce a far attuare all’impresa una politica attenta all’etica ed all’ambiente rimarrà molto più soddisfatto di questo risultato “etico” ottenuto rispetto invece al solo maggiore profitto.
Questo comportamento è molto simile a quello che assume il consumatore che acquista prodotti equosolidali o ecologici. Anche in questo caso le persone sono disposte a pagare un prezzo generalmente superiore, e la differenza di prezzo è il valore concreto che attribuiscono alle caratteristiche etiche ed ambientali dei prodotti.
Per mezzo di tali scelte l’individuo che investe eticamente dimostra di non essere solamente auto interessato, ma di agire secondo altri valori quali ad esempio l’avversione alla disuguaglianza, allo sfruttamento minorile, all’egoismo.
Possiamo affermare che chi investe rispettando un’etica ha una motivazione chiamata auto interesse lungimirante, che forse è la spinta maggiore che egli riceve; in altri termini l’individuo è consapevole che se le imprese oggi non sono attente alla sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo si avranno inevitabilmente, nel corso del tempo, ricadute negative per tutti.
Infine sintetizzando ciò che si è detto si può definire investitore etico chi va oltre che il rendimento delle azioni e vuole conoscere le modalità con cui si realizzano i profitti, la localizzazione della società, vuole verificare come vengono condotti gli affari e se possibile contribuire a migliorare sotto tutti gli aspetti l’azienda cui è partecipe.

Dati registrati dal 15/04/2011